La creazione di un’Unione politica capace di attuare efficaci politiche e l’istituzione di una agenzia mondiale per il clima. Queste le due principali proposte con le quali la Gioventù Federalista Europea aderisce alla Global Week for Future. Il 26 settembre la GFE scenderà in piazza in occasione del secondo appuntamento di One hour for Europe promosso da decine volontari in tutta Europa, con il supporto del Parlamento Europeo. Le iniziative si svolgeranno in varie piazze d’Italia giovedì 26 Settembre 2019 dalle ore 17.00 alle 18.00. In concomitanza con la Global Week for Future del 20-27/9, One hour for Europe mira a creare uno spazio di discussione con i cittadini riguardo al ruolo dell’Unione Europea nelle politiche ambientali. I giovani federalisti ribadiranno, in seguito, le loro proposte partecipando anche alle manifestazioni promosse per venerdì 27 settembre.
A fronte dei pochi anni che restano per evitare la catastrofe climatica, i governi nazionali stanno dimostrando di non essere in grado di dare risposte concrete alla crisi climatica in atto, restando trincerati dietro un’idea illusoria di sovranità e incagliati nei processi intergovernativi.
C’è bisogno di soluzioni comuni, implementate a livello globale. Serve dunque un’Europa capace di raggiungere, al suo interno, gli obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale e che, allo stesso tempo, abbia la forza di agire da punto di riferimento nella lotta contro i cambiamenti climatici sulla scena mondiale.
La GFE chiede, dunque, una riforma in senso federale delle istituzioni europee, con lo scopo di creare una vera Unione politica, basata sui principi di sussidiarietà e solidarietà e dotata degli strumenti istituzionali per attuare, su tutti i livelli, le politiche necessarie alla transizione ecologica. Chiediamo insomma un’Europa capace di garantire un futuro più equo e sostenibile alle prossime generazioni. Chiediamo, inoltre, che le istituzioni Europee promuovano la creazione di un’Agenzia mondiale per il clima, che riunisca le organizzazioni internazionali già esistenti, ma che se ne distingua perché dotata di una propria sovranità settoriale. Essa sarà, dunque, capace di agire concretamente, al di là dei continui veti e compromessi al ribasso che caratterizzano i sistemi intergovernativi.
Di seguito trovate il documento strategico sul cambiamento climatico approvato dai giovani federalisti durante l’ultimo Comitato Federale (Roma, 13-14 luglio 2019).
Documento GFE sul cambiamento climatico
La Gioventù Federalista Europea prende atto delle drammatiche previsioni contenute nel report dell’IPCC di Ottobre 2018. Tuttavia, mentre restano al pianeta pochi anni per evitare un’irreversibile catastrofe climatica, i governi nazionali in Europa e nel mondo non riescono ad accordarsi sugli obiettivi da intraprendere per alla lotta al cambiamento climatico, come rivelatosi dalla Cop24, dal Consiglio Europeo del 20 Giugno e dall’ultimo G20. È evidente come la recente crisi climatica continui a rivelare i limiti di tutti sistemi intergovernativi e del concetto di sovranità: gli stati nazionali stanno andando incontro ad un ulteriore fallimento, laddove non riusciranno più a garantire il diritto alla vita alle generazioni future.
Esprimiamo preoccupazione per come, nell’ultimo anno, i movimenti e partiti di estrema destra si sono organizzati in riferimento al tema del cambiamento climatico con un sistema di disinformazione anti-scientifica finanziato dagli ambienti ultra-conservatori statunitensi e cavalcando l’onda della protesta dei gilets jeunes. Questo tipo di narrazione, se non verrà stroncata sul nascere con politiche sostenibili ambientalmente e socialmente, rischia di portare nuova linfa a questi movimenti.
Per il neo-eletto parlamento europeo, l’emergenza climatica si pone come la sfida principale. Il parlamento dovrà, infatti, cercare di attuare le riforme necessarie, in senso federale in primis, per avviare la transizione ecologica. Insieme alla Commissione, si dovrà lavorare affinché l’Unione Europea riesca ad affermare ulteriormente la leadership in materia di sostenibilità che finora ha ottenuto per ragioni storiche ed economiche sul resto dell’occidente.
Il sistema ETS, seppur finora ha prodotto risultati accettabili, non può più bastare come unica misura per il controllo delle emissioni di CO2 nell’UE. Il sistema cap-and-trade, infatti, da un lato, controlla solo il 45% delle emissioni all’interno dell’UE lasciando fuori tutti gli altri settori come quello familiare, piccole e medie imprese, mobilità, ma dall’altro, si basa su un diritto ad emettere CO2. In uno scenario drammatico come quello attuale, l’unica tassazione equa può essere solo quella basata sul principio del “chi inquina paga”, tassando il consumo e non la produzione di CO2.
Se l’Unione Europea non agisce adesso e in maniera radicale, non sarà più possibile garantire un futuro di sostenibilità sociale e ambientale per le generazioni future in Europa come nel mondo.
Per questi motivi la Gioventù Federalista Europea:
Chiede che l’Unione Europea intraprenda il prima possibile un percorso verso un’economia carbon free con l’obiettivo, nel lungo periodo, di eliminare il settore delle energie non- rinnovabili e che diventi avanguardia sul piano mondiale facendosi promotrice di politiche di sviluppo sostenibile nel resto del mondo e nei paesi in via di sviluppo. In particolare, l’Unione Europea dovrà:
a. Destinare una parte del budget UE alla transizione ecologica per sostenere i costi del passaggio ad un’economia sostenibile, evitando che questi gravino sui ceti più a rischio e creare uno European Globalization and Environmental Adjustment Fund per tutelare i lavoratori dei settori che verranno riconvertiti. Infatti, sarà fondamentale, in una fase così delicata, garantire l’equità sociale per evitare profonde fratture sociali e disagio come già successo all’indomani della crisi del 2009, le cui ripercussioni negative non sono state ancora del tutto risolte.
b. Introdurre una carbon tax sotto forma di un’imposta semplice commisurata al contenuto di CO2 delle fonti di energia. Tale imposta dovrà avere un’aliquota adeguata in modo da creare il gettito necessario destinato al budget europeo. In questo modo, si eliminerà il sistema degli incentivi per le rinnovabili.
c. Affiancare alla carbon tax una tassa sulle merci importate basata sullo stesso principio. Questa misura sarà necessaria per evitare di incidere negativamente sulla competitività delle imprese europee soggette a regole più severe rispetto a quelle extra-europee e per evitare che le imprese delocalizzino. La presenza di questa tassa dovrebbe fare da stimolo per i paesi extra-UE ad attuare misure più severe in modo da creare gettito per sé piuttosto che pagare una tassa alla frontiera. Entrambe le imposte serviranno anche a creare il cosiddetto carbon dividend necessario per finanziare la transizione ecologica e per salvaguardare i ceti vulnerabili.
d. Creare un’agenzia apposita per riscuotere queste imposte. Per garantire continuità nel tempo e per far sì che le misure di sviluppo sostenibili diventino politiche strutturali per i governi nazionali, si dovrà istituire un’agenzia per lo sviluppo sostenibile che persegua obiettivi a lunghissimo termine su tutti i livelli e per il bene delle generazioni future. L’agenzia dovrà essere riconosciuta dal Parlamento Europeo.
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