Maria Grazia Piccaluga intervista il prof. di Politica economica internazionale Guido Montani
D - Cosa potrebbe provocare sulle tasche dei cittadini l’uscita dall’euro? E sulle imprese?
R - La nostra appartenenza all’UME (Unione monetaria europea) è cruciale. Ricordo la tragica situazione dell’economia italiana all’inizio delle fluttuazioni monetarie, negli anni ’70. Il tasso d’inflazione annuale è salito oltre il 20%, il debito pubblico ha iniziato una crescita che non si è ancora arrestata. L’esportazione dei capitali è stata vietata, compresi i piccoli capitali per pochi giorni di soggiorno all’estero. Si è così minata la libertà di circolazione. L’uscita dall’UEM oggi sarebbe peggiore. La finanza internazionale ha enormi poteri di ricatto sui paesi indebitati. I tassi d’interesse sul debito pubblico salirebbero, aumentando il passivo del bilancio pubblico e i capitali fuggirebbero. Il governo sarebbe costretto a una drastica svalutazione della lira, i prezzi all’importazione salirebbero, i lavoratori chiederebbero salari più elevati e le esportazioni diminuirebbero. Il circolo vizioso inflazione-svalutazione diventerebbe inarrestabile. I risparmi dei cittadini, il sistema produttivo e il bilancio pubblico sarebbero devastati.
D - Perché la riduzione del debito pubblico è oggi così importante?
R - È importante per due ragioni. La prima è che nell’UEM è necessario che i paesi membri non creino instabilità monetaria, bancaria e produttiva degli altri paesi. Per questo sono state create regole accettate da tutti. La seconda è che un debito pubblico che cresce da circa mezzo secolo è un segnale di cattiva amministrazione e della poca volontà di farvi fronte. I partiti politici sono indotti nelle campagne elettorali a fare promesse mirabolanti agli elettori che dopo il voto non riescono a mantenere. La cattiva amministrazione nazionale si trasferisce al livello locale, dove molti comuni, province e regioni spendono senza copertura di bilancio, contando sul fatto che il governo nazionale interverrà per salvarli. Il caso di Roma è oggi sotto gli occhi di tutti.
D - Quali sono le conseguenze sulla vita degli europei dell’Unione europea? Due esempi: dal giugno 2017 è stato abolito il roaming selvaggio, non si strapagano le telefonate. E ancora l’e-commerce: su Amazon il prezzo è unico... si tornerà indietro?
R - Si può fare un’osservazione più generale. L’Unione europea ha creato un modello sociale che è oggi invidiato ovunque. Il modello sociale europeo si fonda su istituzioni nazionali coordinate da una legislazione europea e da una Commissione che assicura la difesa della qualità della vita dei cittadini, mediante un continuo monitoraggio con le agenzie dell’ambiente, dei medicinali, della salute e sicurezza del lavoro, dei prodotti chimici, per la sicurezza alimentare e per i diritti fondamentali. Per riassumere: quando entriamo in un supermercato per fare la spesa possiamo essere ragionevolmente certi di non essere intossicati, che i prezzi sono uniformi in tutta l’area dell’euro (non era così prima dell’UEM) e che in caso di frode possiamo ricorrere ad autorità europee, sino alla corte di giustizia.
D - La Brexit ci sta insegnando qualcosa?
La Brexit è una lezione salutare per tutti i partiti sovranisti che sino a un anno fa agitavano lo spettro di un’uscita dall’Unione. Oggi, il Fronte nazionale in Francia, la Lega in Italia, i veri finlandesi, ecc. hanno cancellato questo punto dal loro programma elettorale. Si accontentano di cambiare l’UE dall’interno. È un’esigenza condivisa dai partiti europeisti e federalisti, sebbene la direzione di marcia sia opposta. Vedremo come andrà l’elezione europea, ma i “sovranisti“ non avranno certo la maggioranza.
D - Non c’è alcun argomento sul quale gli Stati che contestano l’Ue potrebbero aver ragione?
Le contestazioni dei sovranisti sono esattamente quelle fatte da decenni dai federalisti europei: in sostanza, manca un governo democratico europeo. Ma i sovranisti sbagliano le risposte. Per creare un governo democratico europeo occorre dare più poteri fiscali e di politica estera all’Unione. La sovranità si difende con una Unione capace di agire. Occorre farla finita con il diritto di veto che, di fatto, rafforza il direttorio franco-tedesco.
D - L’Unione è un modello unico nella storia e nel mondo. Perché?
R - L’Unione europea è il primo esempio di un insieme di popoli nazionali che hanno deciso di abolire ‘per sempre‘ la guerra nei loro rapporti. È un nuovo modello di civiltà: un modello potenzialmente cosmopolitico, perché ogni continente potrà seguire il medesimo cammino.
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