«Noi, giovani» parte 8: Federico e Arturo

, di La redazione di Eurobull

«Noi, giovani» parte 8: Federico e Arturo

Le seguenti interviste fanno parte dell’inchiesta di Eurobull «Noi, giovani»

EUROBULL: Presentati brevemente. Cosa fai ad oggi e hai mai avuto esperienze di studio o lavoro in Europa fuori dal tuo paese natìo?

Federico: Sono Federico, lavoro come medico di un pronto soccorso in provincia di Napoli. Ho sempre studiato in Italia, a Napoli, e non ho mai studiato né lavorato all’estero.

Arturo: Mi chiamo Arturo, sono uno studente di dottorato, impegnato nel campo dei beni culturali. Ho compiuto diverse vacanze studio in giro per l’Europa, ho avuto modo di spendere un semestre universitario in Russia ma nessuna esperienza lavorativa all’estero.

EUROBULL: EUROBULL: Ti senti europea/o? Perché?

Federico: Non mi sono mai sentito europeo, poiché non ho mai davvero usufruito dei vantaggi dell’essere nell’UE; o forse ne ho usufruito, ma non ne sono consapevole.

Arturo: I Paesi dell’Europa condividono una lunga storia ed un patrimonio cultural comune. Inevitabilmente, questo influenza anche gli individui come me. In un modo o nell’altro, ovunque mi sia trovato a viaggiare in Europa, mi sono sentito un po’ a casa.

EUROBULL: Pensi che abbia un senso sentirsi europee/i?

Federico: Ritengo abbia senso nella misura in cui un individuo viva l’Europa dal punto di vista lavorativo o del proprio percorso di studi (classico esempio l’Ersamus). I viaggi di piacere all’interno dell’Europa sono un discorso a parte secondo me, poiché sono appannaggio di qualunque individuo nel mondo (più o meno).

Arturo: Si. Soprattutto quando si valorizza la storia comune, e quando gli Stati ed i loro cittadini riescono ad agire in sintonia e sinergia.

EUROBULL: Quali sono le tre priorità per te fondamentali per il futuro della tua generazione?

Federico: L’empatia, la volontà di fare “gioco di squadra” con popoli anche molto diversi dal proprio e la cultura (intesa più come capacità di ragionamento, che come nozionismo fine a sé stesso).

Arturo: Ritrovare stabilità, la possibilità di costruirsi davvero una vita (socialmente, economicamente, culturalmente) fuori dall’ombra delle generazioni precedenti, e la possibilità di partecipare attivamente ai processi decisionali e politici in generale.

EUROBULL: Chi potrebbe occuparsi meglio di queste priorità, l’Unione europea o il tuo paese? Perché e come?

Federico: Le priorità che ho citato sono, a mio avviso, una responsabilità dei singoli individui. È pur vero che, in molti casi, quelle priorità non sono innate, ma vanno imparate col tempo e, soprattutto, con una guida. Penso che sia l’UE sia il mio stesso paese dovrebbero spingere molto perché questi principi vengano insegnati nelle scuole, al fine di educare fin da subito le generazioni future alla collaborazione e alla fratellanza.

Arturo: In teoria, l’Unione Europea, ma solo a patto di ristrutturare e rinnovare sè stessa in modo da dare finalmente una voce in capitolo ai suoi cittadini più giovani. Ho poche speranze che i singoli Stati membri, da soli, possano, o meglio vogliano, farlo. Ma se l’Unione dovesse fallire in questo, allora inevitabilmente toccherebbe proprio agli Stati membri agire in tal senso.

L’INTERA INCHIESTA

  1. Eleonora e Valerio
  2. Paolo ed Eleonora
  3. Ilaria e Alfredo
  4. Matteo e Margherita
  5. Luca e Veronica
  6. Eleonora e Micol
  7. Lorenzo e Chiara
  8. Federico e Arturo
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