Gerta Pohorylle, conosciuta anche come Gerda Taro (1 agosto 1910 – 26 luglio 1937) era una fotografa ebrea tedesca famosa per il suo lavoro in occasione della guerra civile spagnola.
Taro, figlia di una famiglia di emigrati spagnoli stabilitasi a Stoccarda, cominciò a interessarsi agli ideali politici di destra e rifiutò il nascente nazismo. Addirittura, nel 1933 venne arrestata per aver distribuito volantini di propaganda antinazista. In quell’anno, il partito di Adolf Hitler rafforzò il proprio potere e la famiglia Pohorylle fu costretta a fuggire dalla Germania. Taro decise di trasferirsi a Parigi, mentre altri suoi parenti scapparono in Inghilterra e in Palestina. La ragazza non li rivide mai più.
Mentre lavorava a Parigi, Taro incontrò un giovane ungherese di nome Endre Friedmann (conosciuto con lo pseudonimo Robert Capa), grazie al quale imparò i segreti del fotogiornalismo. I due si innamorarono e cominciarono a lavorare insieme. A questo periodo risale l’invenzione dei rispettivi pseudonimi, per evitare i pregiudizi antisemiti e xenofobi che avrebbero impedito a due rifugiati ebrei sconosciuti di trovare un impiego.
Capa e Taro coprirono la guerra civile spagnola dopo il suo scoppio nel 1934. L’evento permise alla talentuosa fotogiornalista di farsi conoscere, anche se una parte del suo lavoro fu attribuita erroneamente a Capa. Proprio in Spagna, a soli 26 anni, Gerda Taro perse la vita in un tragico incidente con un carrarmato. Onorata come figura antifascista, il suo funerale si svolse a Parigi in presenza di migliaia di persone.
Taro e Capa vengono ricordati nella canzone “Taro” del gruppo britannico Alt-J, mentre in Italia la storia della fotografa è stata recentemente raccontata dalla scrittrice Helena Janeczek nel libro vincitore del Premio Strega “La ragazza con la Leica” (Guanda, 2017).
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