Confederalismo democratico e auto-difesa
“Essenzialmente, lo Stato-nazione è una entità strutturata militarmente. Gli Stati-nazione sono […] prodotti di tutti i generi di guerre interne ed esterne. Nessuno degli Stati-nazione esistenti è nato da solo. Invariabilmente, hanno un record di guerre. Questo processo non è limitato alla loro fase di fondazione, quanto piuttosto, esso si costruisce sulla militarizzazione dell’intera società.”
Anche se in altri termini (e in un’altra prospettiva), si potrebbe citare “Per la Pace Perpetua” di Kant, denunciando l’attuale sistema internazionale nato con il Trattato di Westfalia del 1648 che pose fine alla Guerra dei Trent’anni e sancì Gli Stati sovrani con i propri eserciti permanenti. Nella storia dell’umanità la guerra c’è sempre stata e, nell’attuale sistema internazionale, è sempre in agguato. Sulla militarizzazione della società ci sono stati degli esempi come la Prussia, l’Italia fascista e la Germania Nazista.
“La leadership civile dello Stato è soltanto un accessorio dell’apparato militare. Le democrazie liberali addirittura dipingono le loro strutture militaristiche con colori democratici e liberali. Tuttavia, ciò non le trattiene dal cercare soluzioni autoritarie all’apice di una crisi causata dal sistema stesso.”
Non sono mancati, purtroppo, episodi di repressione da parte statale attraverso le forze dell’ordine, anche nei Paesi democratici. Gli Stati si impegnano a creare una sicurezza di tipo “militare” all’esterno, ma anche all’interno, a discapito di altri valori quali la libertà e la giustizia sociale (che a sua volta è una forma di sicurezza, anche se molto diversa). Come descritto nel Manifesto di Ventotene, i singoli Stati-Nazione col tempo sono diventati delle gabbie per gli individui, alle loro potenzialità delle persone e libertà. E questo ostacola soprattutto le forze del progresso. Alla priorità della sicurezza si collega anche il modo in cui viene impiegata la spesa pubblica.
“Questa militarizzazione può essere respinta solo con l’ausilio dell’autodifesa . Le società senza meccanismi di autodifesa perdono le loro identità, la loro capacità di prendere decisioni in modo democratico e la loro natura politica. [Non si limita] alla dimensione militare soltanto. Presuppone anche la conservazione dell’identità, la sua consapevolezza politica ed un processo di democratizzazione. [...] Soltanto con l’aiuto di reti confederate ci possono essere le basi per opporsi alla dominazione globale dei monopoli ed al militarismo dello Stato-nazione.”
L’idea di autodifesa proposta da Öcalan di per sé è un diritto legittimo, così come proteggere la libertà e le diverse identità. Tuttavia questo concetto può essere soggetto a diverse interpretazioni. Il significato più conosciuto è quello della possibilità di ciascuno di reagire per legittima difesa. Nondimeno, la parte militare può essere un punto di contrasto
“[Il] paradigma sociale del confederalismo non implica un monopolio militare per le forze armate, che non devono avere il compito di assicurare la sicurezza interna ed esterna. Esse sono sotto il diretto controllo delle istituzioni democratiche. La società stessa deve essere in grado di determinare i loro doveri. Uno dei compiti sarà la difesa della libera volontà della società da interventi interni ed esterni. La composizione della leadership militare deve essere determinata in termini e parti uguali sia dalle istituzioni politiche che dai gruppi confederati.”
Provando a capire questo passaggio, sarebbe opportuno considerare che forse è diffusa una visione “Stato-centrica” della realtà, soprattutto in occidente. Guardando con la dovuta attenzione, Ocalan propone un controllo delle forze armate da parte di “istituzioni democratiche”. Un possibile interrogativo sarebbe “quali?” visto che lo stesso leader curdo respinge lo Stato.
I federalisti si propongono di creare una federazione mondiale in cui la guerra è (e deve essere) impossibile. Tuttavia, nel dibattito federalista si è discusso della necessità di passi intermedi, inclusa la “Federazione europea” che prevede anche delle forze armate uniche che rispondono al Governo federale, democraticamente eletto. E’ un punto molto controverso se si guarda a uno degli scopi del Federalismo, cioè una pace effettiva. Tuttavia la presenza di soggetti indipendenti, che non esiterebbero a ricorrere alla forza, rende questo punto un’amara necessità legata alla sicurezza, non solo di tipo militare.
Confederalismo democratico contro la lotta per l’egemonia
“Nel confederalismo democratico non vi è spazio per alcun tipo di lotta per l’egemonia. Ciò è particolarmente vero nel campo dell’ideologia. L’egemonia è un principio che è spesso seguito dal classico tipo di civilizzazione. Quelle democratiche rigettano le ideologie ed i poteri egemonici. Qualsiasi tipo di espressione che incrocia i confini dell’auto amministrazione democratica porterebbe questa auto amministrazione e la libertà di espressione all’assurdo. La gestione collettiva di materie sociali ha bisogno di comprensione, rispetto delle opinioni di dissenso e di modalità democratiche di assunzioni decisionali. Questo è in contrasto con l’idea della leadership nel capitalismo moderno in cui decisioni burocratiche arbitrarie di impronta Stato-nazione sono diametralmente opposte alla leadership democratico - confederata in linea con i fondamenti etici. Nella leadership del confederalismo democratico le istituzioni non necessitano di una legittimazione ideologica. Per questo, non devono combattere per l’egemonia.”
Il Federalismo istituzionale prevede un sistema politico piuttosto articolato, caratterizzato da un’ampia divisione dei poteri volta sia a tutelare gli individui e i gruppi sia a prevenire (o limitare) le egemonie che potrebbero essere avvicinate al concetto di “Tirannia della maggioranza”. Purtroppo, considerando la natura umana, ideali e valori etici aiutano, ma non sono sufficienti a evitare il desiderio di predominio.
Le strutture democratiche confederate su scala globale
“Sebbene nel confederalismo democratico il focus sia a livello locale, non è escluso organizzare il confederalismo in maniera globale. Al contrario, dobbiamo metter su una piattaforma di società nazionali civili, in termini di una assemblea confederate per opporci alle Nazioni Unite in quanto associazione di Stati-nazione sotto la guida dei superpoteri. In questo modo potremmo ottenere migliori decisioni con una prospettiva di pace, di ecologia, di giustizia e di produttività nel mondo.”
Fino a questo punto, lo scritto di Ocalan non sembrava accennare alla politica internazionale, né alla politica estera. Pur ribadendo l’importanza del livello locale, qui sembra che si proponga un modello alternativo all’attuale sistema internazionale, con questa “piattaforma di società nazionali civili”. Non viene specificato quali sarebbero le sue funzioni, cioè di rappresentanza, consultazione e forse di deliberazione, ma pare comunque alternativo alle Nazione Unite. Il ruolo dell’ONU sulla questione curda si è principalmente limitato a segnalare la presenza di profughi dalla Siria e di un recente accordo tra il Governo federale dell’Iraq e il Kurdistan iracheno. A differenza della questione arabo-israeliana, in cui si riconosce (anche se non è molto condivisa) l’Autorità Nazionale Palestinese, i curdi non hanno una loro rappresentanza.
Tenendo conto che ci sarebbero già dei frammenti di una “società civile globale” (es, le ONG), i federalisti condividono la critica all’ONU per la sua inefficacia, dovuta alla presenza del Consiglio di Sicurezza e dei suoi veti incrociati. Tuttavia, si propone anche una riforma in senso democratico, un Governo federale mondiale, in cui vengono abolite le forze armate, in cui si possano gestire le controversie senza coinvolgere altri soggetti in modo violento.
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