La difesa comune nelle unioni federali continentali: la difesa europea e il precedente americano della “dual army”

, di Domenico Moro

La difesa comune nelle unioni federali continentali: la difesa europea e il precedente americano della “dual army”

Come aveva osservato Kenneth Wheare nella sua opera “Del governo federale”, negli USA coesistono due eserciti, la Guardia Nazionale a capo degli Stati e l’esercito federale. Le tredici Colonie americane che hanno fondato gli Stati Uniti, non avevano infatti voluto cedere l’intera competenza militare in capo all’esecutivo federale, dando origine ad una situazione specifica e che è durata fino a quando la struttura federale del continente ha saputo mantenersi inalterata. Sembrerebbe, dunque che, nel caso di Stati nazionali storicamente consolidati che hanno intrapreso la via della loro unificazione politica, sia ancora più difficile ipotizzare la sostituzione di un unico esercito a 27 eserciti nazionali. Per gli europei, più che per gli Stati Uniti, il concetto di difesa comune, più che unica, sembra quindi il più adatto ad indicare la direzione del percorso da seguire. Gli USA sono l’unica federazione che ha dato una risposta originale al problema della difesa comune e sembra costituire un utile punto di riferimento per quanto riguarda l’istituzione di un sistema di difesa europeo.

Wheare osserva, infatti, che “dalla costituzione statunitense vennero contemplati due generi di forze militari nel paese, la milizia di Stato sotto il comando del governatore e l’esercito degli Stati Uniti”. Il politologo australiano riconosce che “unico tra tutti gli Stati federali, da me considerati come tali, gli Stati Uniti tollerarono questo sistema dualistico”. Wheare fa notare che, nel caso americano, “la tesi a favore delle truppe degli Stati si basa sul seguente argomento: esse sono necessarie per il mantenimento dell’ordine interno e per la difesa di ogni singolo Stato contro le aggressioni degli altri Stati, del governo centrale o dei paesi stranieri. Negli Stati Uniti la costituzione le concesse proprio per tali necessità, dichiarando che il governo di ogni Stato può valersi della sua milizia per tutelare l’ordine interno e che, qualora la milizia non sia sufficiente, la sua assemblea od il suo esecutivo possono rivolgersi per aiuto agli Stati Uniti”. La milizia statale, quindi, è stata concepita come difesa non solo nei confronti di attacchi esterni alla federazione, ma anche nei confronti degli altri Stati della federazione e dello stesso governo federale.

Le osservazioni di Wheare a proposito degli USA, sembrano prestarsi bene a prefigurare come si potrà strutturare una forza di difesa europea, come dovranno essere gestiti i rapporti tra il livello europeo e quello nazionale e le prime misure da prendere. Come già detto, la prima e più importante indicazione da trarre dall’esperienza americana è che sembra impensabile la realizzazione di un unico esercito europeo. Si è rivelato impossibile negli Stati Uniti, le cui Colonie non avevano lo stesso passato di Stati storicamente consolidati: parrebbe difficile farlo oggi in Europa. L’UE dovrà, più realisticamente, pensare ad una struttura militare minima europea che convivrà, per lungo tempo, con gli attuali eserciti nazionali, che potranno essere dedicati ad una difesa territoriale in senso stretto. Quello europeo, sarà un vero e proprio sistema federale di difesa e, da questo punto di vista, un esempio per il resto del mondo in cui sono in corso processi di unificazione continentale, ben più importante di quello americano.

La seconda indicazione è l’istituzione di uno Stato maggiore europeo (general staff) al comando di una dimensione minima di forze armate in grado di gestire e portare a termine le operazioni decise come UE e quelle condotte su richiesta delle Nazioni Unite. Come è avvenuto per gli USA, sarà poi l’evoluzione della situazione internazionale a suggerire il rafforzamento delle forze armate a disposizione dell’UE, con un arruolamento diretto o con il ricorso alle forze armate nazionali, nel qual caso dovrà però essere previsto un diritto di mobilitazione da parte dell’UE. Nel caso americano, tuttavia, va sottolineato un aspetto trascurato da Wheare: non è stata la guerra in sé a condurre ad un crescente rafforzamento tanto della competenza militare in capo all’esecutivo federale, quanto la crescente attitudine degli USA ad agire come attore mondiale a seguito del venir meno della sua posizione insulare. La Guerra Civile è stata il più devastante conflitto in cui gli USA siano stati coinvolti, ma essa non ha portato a mutamenti sostanziali né nelle dimensioni, né nella struttura delle forze armate federali.

La terza indicazione è l’istituzione di un’accademia militare sul modello di West Point. Ci vorrà, dunque, una West Point europea, in grado di formare gli ufficiali del sistema europeo di difesa in base ad un pensiero strategico e operativo comune.

La quarta, in realtà, è la demistificazione dell’obiezione costantemente addotta per ostacolare qualunque passo verso una difesa federale europea: la standardizzazione degli armamenti. Per più di un secolo, l’esercito americano non ha avuto un armamento standardizzato e quando vi si è avvicinato, come nel caso della Prima guerra mondiale, ha dovuto avvalersi degli armamenti inglesi e francesi, in parte fabbricati negli USA. Il problema della standardizzazione ha cominciato ad essere superato a partire dalla fine della Prima guerra mondiale, soprattutto perché con la piena affermazione della Rivoluzione industriale e la crescente importanza dell’innovazione tecnologica, era sempre più evidente che non era possibile partecipare ad una guerra (a maggior ragione su scala mondiale) senza che lo sforzo bellico fosse accompagnato da una parallela riorganizzazione dell’industria militare.

Oggi, dopo l’istituzione di un fondo europeo per la difesa, la costituzione di un embrione di stato maggiore europeo e l’avvio della cooperazione strutturata permanente, è possibile compiere un passo verso una difesa comune, valorizzando le collaborazioni sovranazionali già esistenti nel settore militare. Nel 2004, quattro dei paesi fondatori – Belgio, Francia, Germania e Lussemburgo – e la Spagna, hanno sottoscritto il trattato istitutivo di Eurocorps, entrato in vigore nel febbraio 2009 e che prevede che i paesi partecipanti mobilitino fino a 60.000 uomini. La forza militare di cui è attualmente dotato, nel 2002, ha ricevuto l’omologazione NATO quale forza di intervento rapido. Eurocorps, inoltre, non è solo già dotato di uno stato maggiore unificato, sia pure a livello divisionale, con sede a Strasburgo, ma all’inizio del 2016 ha firmato una lettera d’intenti, non vincolante, con il Servizio esterno dell’UE al fine di rafforzare i legami tra le due organizzazioni, in quanto Eurocorps “aspira a divenire, in futuro, il punto di forza militare privilegiato dell’UE”.

Un passo decisivo verso una difesa comune europea, potrebbe dunque essere, ad esempio, l’integrazione del Trattato Eurocorps nei trattati europei, ma perché questo avvenga un passo importante può essere l’adesione dell’Italia e di altri paesi a questa prima struttura militare europea.

Fonte immagine: Wikimedia.

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