Il rogo di Notre Dame ci ricorda quanto siamo europei

, di Roberto Castaldi

Il rogo di Notre Dame ci ricorda quanto siamo europei

Le immagini strazianti del rogo della cattedrale di Notre Dame a Parigi sono devastanti per tutti gli europei. Questa comune sensazione oggi ci fa sentire tutti parigini e francesi, al di là di qualunque differenza di opinione – peraltro, anche quando i nostri governi nazionali polemizzano e si dividono tra loro, in realtà nessuno di essi ha dietro un’opinione pubblica nazionale compatta, perché i francesi, gli italiani, i tedeschi e così via non la pensano mai tutti allo stesso modo, e in realtà l’opinione pubblica europea non si divide necessariamente su base nazionale, come dimostra anche la lotta politica all’interno del Parlamento europeo e nelle elezioni europee, dove gli aspetti di comunanza di partito spesso prevalgono sull’appartenenza nazionale.

Tutto ciò è anche la dimostrazione di quanto il patrimonio artistico-culturale e più in generale la storia e la cultura comune agli europei ci uniscano. Di quanto è forte in realtà quella identità europea che spesso disconosciamo o dimentichiamo. Per cui il rogo di Notre Dame – come in passato quelli del teatro la Fenice di Venezia o del castello di Windsor per fare solo alcuni esempi - ci colpiscono simbolicamente tutti in quanto europei. Come avvenuto anche per gli attacchi terroristici sul territorio europeo in vari e diversi Paesi.

E viene spontaneo dare dei primi segnali di solidarietà concreta rispetto a questa tragedia culturale, anche attraverso la sottoscrizione mondiale lanciata dalla Francia. Ma è soprattutto attraverso le nostre comuni istituzioni sovranazionali europee, che dobbiamo agire. L’UE dovrebbe fare subito uno stanziamento ad hoc per contribuire alla ricostruzione della cattedrale di Notre Dame di Parigi. Speriamo che la Commissione e il Parlamento europeo - riunito in questi giorni in plenaria – agiscano in maniera rapida e tempestiva per dare un segnale concreto della solidarietà di tutti gli europei, come è avvenuto peraltro in passato in simili situazioni. E che il Consiglio – cioè i governi nazionali degli Stati membri – vi dia subito seguito.

In un mondo globale in cui contano solo le grandi potenze di dimensione continentale possiamo difendere i nostri interessi e valori – cioè il nostro modello sociale e culturale - solo come europei. E abbiamo delle risorse importanti, anche sul piano culturale e identitario, per rilanciare il processo di unificazione europea, già a partire dalle prossime elezioni europee.

Articolo pubblicato sul blog L’Espresso «Noi, europei» curato dall’autore.

Fonte immagine: Pixabay.

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