I costi della non Europa
L’aggressione militare russa in Ucraina ha reso evidenti i limiti dell’attuale Unione Europea e la necessità di completare il processo di integrazione politica con la nascita della Federazione Europea. Senza l’unione nel campo dell’energia e nel campo della politica estera, di sicurezza e di difesa l’UE resta vincolata alla Russia per la fornitura del gas e agli Usa per la difesa militare.
L’Unione dell’energia consentirebbe di risparmiare fino al 50% dei costi energetici sia per la riduzione degli importi per le forniture collettive sia per la diminuzione dei costi di distribuzione grazie a una rete integrata europea. E garantirebbe il miglioramento della produzione energetica sotto l’aspetto ambientale.
L’Unione della difesa consentirebbe di avere una riduzione considerevole dei costi dovuti a una razionalizzazione dei 27 sistemi di difesa e sicurezza. I 27 Paesi UE spendono più del doppio rispetto alla Russia in campo militare ma l’UE non ha voce in capitolo nelle questioni internazionali e nella stabilizzazione della aree di vicinato subendo de facto decisioni prese da altri soggetti.
Le responsabilità dell’Europa
L’aver delegato queste due funzioni alla Russia e agli Usa ha deresponsabilizzato gli europei che non sono stati in grado di cogliere i segnali evidenti di ciò che stava succedendo al proprio confine orientale. Da una parte abbiamo avuto l’allargamento della NATO a tutti i Paesi dell’Europa orientale che chiedevano una protezione che l’UE non era in grado di garantire, mentre dall’altra la Russia, con l’avvento di Putin al potere, ha promosso una politica estera nazionalista e imperialista, nel disprezzo del diritto internazionale e con crescenti violazioni dei diritti fondamentali al suo interno. L’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 è solo l’ultimo atto prevaricatore di una politica di potenza che si è evidenziata negli interventi russi contro la Georgia nell’Ossezia del Sud e nella Abkazia (2008), nell’occupazione della Crimea (2014) e nel sostegno del movimento separatista nel Donbass, dove abbiamo avuto 14.000 morti nonostante gli accordi di Minsk del 2014 e del 2015.
Europa: che fare?
Di fronte a una possibile escalation che può far scoppiare una terza guerra mondiale, l’UE deve chiedere l’immediato cessate il fuoco in Ucraina, la costituzione di corridoi umanitari e l’invio di Caschi blu dell’ONU come forza di interposizione e di aiuto umanitario con operazioni di peace enforcement (qualora le parti in causa non raggiungano un accordo per la cessazione delle ostilità secondo quanto previsto dal capitolo VII dello Statuto ONU), di peace keeping e peace building. Una volta deposte le armi l’UE deve promuovere l’avvio di una conferenza per la sicurezza e la pace in Europa sotto l’egida dell’OSCE e dell’ONU a cui devono partecipare tutti gli attori coinvolti: Russia, UE, Usa, Cina e ovviamente l’Ucraina con la Georgia e la Moldova.
Sul fronte interno l’UE deve completare il processo di integrazione europea con l’Unione dell’energia e l’Unione della politica estera, di sicurezza e della difesa. L’unica via per acquisire una autonomia strategica sia dalla Russia che dagli Usa è l’Unione politica federale. E può farlo usando lo strumento della Conferenza sul futuro dell’Europa che dovrebbe essere ampliata per consentire di affrontare anche il tema del dopo guerra fredda affidando al Parlamento europeo un ruolo costituente.
Parallelamente è necessario portare avanti il processo di allargamento dell’Unione europea, a partire dall’attribuzione dello status di Paese candidato non solo all’Ucraina, ma anche a Moldova e Georgia, e proseguendo i negoziati di adesione dei Paesi dei Balcani occidentali, nell’ottica di porre un argine al nazionalismo panslavo che potrebbe presto fare presa in questo contesto, ma anche di dare sostanza al bisogno di protezione di questi Paesi attraverso la creazione di una vera politica estera e di difesa europea.
Nella prospettiva della Casa comune europea a suo tempo proposta da Gorbaciov e di una Russia finalmente libera dal regime di Putin, l’Ucraina, Paese membro dell’Unione europea, potrà svolgere un domani anche il ruolo di ponte tra l’UE e una nuova Unione eurasiatica.
Infine l’UE deve sostenere il rafforzamento e la democratizzazione delle istituzioni internazionali a cominciare dall’ONU, dove il Consiglio di sicurezza deve superare la sua composizione anacronistica e il potere di veto, figli della seconda guerra mondiale, per rappresentare le grandi regioni del mondo: a questo proposito la Francia metta a disposizione dell’UE il suo seggio permanente. E la Corte Penale Internazionale diventi il luogo dove poter perseguire i crimini contro l’umanità: a questo proposito Usa, Russia e Cina ne riconoscano la giurisdizione.
Come abbiamo visto nel passato, l’Europa si fa nelle crisi: subito dopo la seconda guerra mondiale abbiamo messo in comune la produzione del carbone e dell’acciaio con la CECA; dopo lo scoppio della pandemia abbiamo creato un piano europeo per la vaccinazione e un debito comune europeo per finanziare il Next Generation EU. La gestione unitaria della pandemia in campo sanitario ed economico ci ha consentito di operare in modo efficiente ed efficace superando temporaneamente anche l’anacronistico diritto di veto previsto dagli attuali Trattati europei.
Oggi l’invasione russa in Ucraina ci costringe, attraverso la vitale necessità di un’Unione energetica e della difesa, a fare l’ultimo passo verso la Federazione europea.
Una Federazione europea può essere la premessa necessaria per l’affermazione a livello globale della pace attraverso la creazione di Istituzioni sovranazionali che rendano impossibile ricorrere alla guerra: la Federazione mondiale.
La via da percorrere non è facile né sicura ma deve essere percorsa e lo sarà. Pena la fine dell’UE e con essa di quegli ideali di pace e cooperazione che hanno rappresentato la sua stessa ragion d’essere sin dalle origini, in contrapposizione ai nazionalismi, alle politiche di potenza e alle logiche dei blocchi, e la prospettiva di un mondo senza più guerre.
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