“Lo Squalificato” di Osamu Dazai
Considerato il capolavoro del secondo autore più celebrato della letteratura giapponese, “Lo Squalificato” è un libro relativamente sconosciuto ai più in Italia ed in Europa. Il romanzo, il cui titolo originale significa essenzialmente “squalificato dall’essere umano”, è una storia autobiografica allo stesso modo in cui lo sono le storie di Henry Chinaski di Bukowski. Narra in prima persona della vita di Ōba Yōzō, un giapponese che vive all’inizio del secolo scorso e che sin da piccolo trova impossibile riuscire a costruire una connessione con il resto del mondo. La sua risposta diventa quindi costruire uno schermo, una personalità fittizia con cui si presenta come un buffone amichevole. Nonostante i suoi sforzi però, il protagonista non riuscirà mai ad uscire dalla spirale di distacco che lo porta a diventare dipendente di droghe ed alcol, nonché a distruggere ogni rapporto e speranza che le persone serbavano per lui. Per certi versi, la voce narrante de “Lo Squalificato” è terribilmente simile a quella di “Memorie del Sottosuolo” di Dostoevskij (che non a caso viene citato nel libro stesso), a cui lo accumuna l’inestinguibile disprezzo per sé stesso e per ogni essere umano nella sua individualità egocentrica ed egoistica. È un libro privo di speranza, che riesce ad evocare con incredibile lucidità la percezione ed i pensieri di qualcuno che ha passato la vita a scrutare nell’abisso, senza mai riuscire a distogliere lo sguardo. Inoltre, vi farà sentire in colpa per ogni singolo chicco di riso che non avete mangiato nella vostra vita.
“Il Padiglione d’Oro” di Yukio Mishima
Se siete mai stati a Kyoto, una delle tante bellezze della città che avrete avuto la fortuna di ammirare è il Padiglione d’Oro. Tuttavia, ciò che avete visto (o che vedrete, se avrete la fortuna di visitare la splendida ex-capitale del Giappone) non è altro che una versione ricostruita in tempi recenti. Negli anni ’50 infatti, un monaco apprendista diede fuoco all’originale, che risaliva al Quattordicesimo Secolo. L’episodio di cronaca e conversazioni con l’autore dell’atto stesso diedero l’ispirazione a Yukio Mishima per il suo libro più famoso. “Il Padiglione d’Oro” è la storia di Mizoguchi e del suo nichilismo, che lo porterà infine a commettere l’atto di bruciare ciò che più riteneva sacro al mondo. La crescita e la perdizione di Mizoguchi rappresentano per Mishima un riflesso della perdita di certezze e moralità che il Giappone stesso affrontava dopo la sconfitta nella guerra, mentre il Padiglione d’Oro nella sua irreale ed atemporale bellezza si erge a contrasto con il crollo del mondo che lo circonda, una presenza contemporaneamente inaccettabile e venerabile per il balbuziente apprendista. “Il Padiglione d’Oro” è un romanzo che più di qualunque altro libro abbia letto esplora il pensiero nichilista come rifiuto dell’imperfezione, o viceversa come accettazione della stessa ed abbandono di tutto ciò che è sacro. È anche una visione diversa e per certi versi opposta dell’estraniazione sociale che viene trattata in molti libri di fine ‘800 ed inizio ‘900, in quanto si risolve positivamente tramite la distruzione, anziché attraverso la redenzione.
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