Dal “decennio della paura” (2003-2013) una nuova sfida per l’Europa: un governo unico!

Conferenza di Romano Prodi all’Università di Trento, 6 febbraio 2014

, di Davide Corraro

Dal “decennio della paura” (2003-2013) una nuova sfida per l'Europa: un governo unico!

Romano Prodi ha definito “decennio della paura” il periodo che inizia con l’invasione americana dell’Iraq e che ancora oggi continua nella serie di tumulti che stanno sconvolgendo il mondo. Ma paura di cosa? Paura degli immigrati, paura del diverso, paura della Globalizzazione ma soprattutto paura di perdere le certezze che per anni gli stati nazionali, soprattutto europei, hanno tentato di costruire con politiche economiche di forte espansione.

Il mondo, ricorda l’ex Presidente della Commissione Europea, è cambiato con una velocità impressionante negli ultimi tempi. Partiamo dall’ Iraq: la guerra di Bush contro Saddam Hussein era iniziata come il sigillo del potere americano nel mondo; doveva essere, nelle menti degli strateghi militari, una blitzkrieg e dimostrare la grande strategia e potenza americana in quel periodo. Ma ben presto ci si rese conto dei gravi errori commessi. Il conflitto irakeno mise in luce un dato che è rimasto costante nella storia degli ultimi anni: la profonda divisione dell’Europa. Dalle divisioni causate dalla guerra in Iraq l’Europa uscì, fortunatamente, in modo positivo anche grazie all’approvazione, nel dicembre 2003, della strategia comune di sicurezza proposta dall’allora Rappresentante per la politica estera e la sicurezza, Javier Solana: “Un’ Europa sicura in un mondo migliore”.

Come troppo spesso accade, gli Europei non hanno imparato dai propri errori e, ancora una volta, nel caso dello sconquasso politico del “risveglio” dei popoli arabi sono ricomparse le divisioni: principalmente Francia e Gran Bretagna da un lato, Germania da un altro, e alcuni Paesi come l’Italia in un incerto territorio mediano, legato più alla dimensione del Patto Atlantico che a quella Europea.

Oggi il mondo non vede più il primato geopolitico degli USA e nuove potenze si sono affacciate sulla scena economica (e non solo!) globale: la Cina, la Russia, la Turchia, l’India, il Sudafrica. E l’Europa dov’è? C’è ancora spazio per l’Italia nel mondo globalizzato? (domanda che riprendi il titolo dell’incontro).

Riguardo la risposta alla prima domanda, Prodi non ha dubbi: “O noi ci uniamo seriamente con un governo unico o non conteremo più nulla!”. Da profondo conoscitore della storia economica l’ex premier ha ricordato, alle circa 500 persone sedute in sala, che l’Italia ha già affrontato una storia simile: nel rinascimento i numerosi regni in cui era divisa la nostra penisola erano all’avanguardia in tutto (arte, letteratura, industria, innovazioni giuridiche ed economiche) ma come ha reagito alla scoperta dell’America, primo grande tentativo di globalizzazione? Rimanendo disunita. Il risultato? È «scomparsa» dalle carte geografiche per oltre tre secoli.

L’Europa oggi è pari agli Stati Uniti per quanto riguarda il PIL; eccelle nelle esportazioni, nelle politiche industriali, ma di fatto, non ha alcun ruolo a livello mondiale e il motivo è sempre uno: siamo divisi!

Riflettendo poi sulle difficoltà di affermazione del primato economico e politico dell’UE a livello globale, Prodi ha aggiunto: “sapevamo che una moneta unica non poteva sostenere l’Europa senza una politica monetaria. Nonostante questa consapevolezza, i passi da fare erano molti e complessi e i governi che si sono succeduti hanno preso strade diverse. Ma ormai non si può più stare fermi occorre accettare il fatto che l’Europa e il mondo sono cambiati. Non possiamo solo essere un fantastico museo, ma dobbiamo divenire (come lo siamo stati in passato) un grande laboratorio di cambiamento in tutti i settori”.

Sollecitato dalle domande degli studenti presenti all’incontro e desiderosi di sapere a che punto fosse arrivata quell’Europa dei piccoli passi immaginata da Schuman, la risposta di Prodi è arrivata lapidaria: “l’Europa ha sempre proceduto per piccoli passi, e questo si è dimostrato un bene, ma oggi sono stati fatti passi indietro. Paradossalmente l’unica istituzione che ha fatto passi da gigante è stata la BCE, mentre il Consiglio e la Commissione sono rimasti bloccati” ma ha subito aggiunto: “sono convinto che l’UE farà ancora passi in avanti ma sarà un’Europa diversa che andrà avanti a velocità diverse, vi saranno nuovi Paesi che entreranno ma sicuramente ce ne saranno alcuni intenzionati ad uscire. Una cosa è certa: l’obiettivo finale del governo unico non verrà abbandonato”. Anche perché, come gli ricordò il cancelliere tedesco Kohl, “In fondo Roma non è stata costruita in un giorno!”.

Fonte immagine Flickr

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