Introduzione
I paesi europei che desiderano presentare domanda di adesione devono anche soddisfare i cosiddetti criteri di Copenaghen. Ciò richiede che i potenziali paesi candidati dimostrino il rispetto della democrazia e delle libertà fondamentali, l’esistenza di un’economia di mercato funzionante e l’intenzione di accettare gli obblighi derivanti dall’appartenenza all’UE. È solo una volta soddisfatti i criteri di Copenaghen che i negoziati di adesione possono finalmente iniziare. Questi negoziati comportano il complicato processo di adattamento della legislazione del paese candidato all’acquis communautaire, il corpus legislativo dell’Unione. Attualmente ci sono cinque paesi che hanno lo status ufficiale di paesi candidati: Albania, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Turchia. La Commissione europea riconosce inoltre altri due potenziali paesi candidati, che non sono ancora pronti per iniziare i negoziati ma che forse lo saranno nel prossimo futuro: Kosovo e Bosnia-Erzegovina. Ciascuno di questi paesi ha una relazione peculiare con l’UE e i loro processi negoziali sono stati molto diversi a causa dei differenti eventi e meccanismi interni.
Stato dei colloqui
Il progetto di allargamento della Macedonia del Nord è iniziato con i negoziati per un accordo di stabilizzazione e associazione nel 2001 che è stato infine concluso nel 2004. Nello stesso anno, Skopje ha presentato domanda di adesione all’UE e già nel 2005 le è stato riconosciuto lo status di candidato. Dopo aver soddisfatto le condizioni preliminari di base per l’inizio di adesione, nel 2008 la Commissione europea ha emesso una raccomandazione positiva per l’avvio dei negoziati di adesione, che avrebbero avuto come obiettivo l’adattamento del quadro giuridico a quello dell’Unione. Tuttavia, a causa di una disputa decennale per il nome della Macedonia del Nord (che richiama quello della Macedonia storica greca), la Grecia ha continuamente imposto un veto su questa questione. A causa della struttura dell’Unione europea, decisioni come queste vengono prese all’unanimità, quindi questo ha effettivamente significato che la domanda della Macedonia del Nord è rimasta congelata fino a tempi recenti, quando una svolta nei negoziati ha portato alla decisione di rinominare Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia in Macedonia del Nord.
Nell’ambito di questo accordo, la Grecia ha ritirato il veto, consentendo all’UE di approvare il 27 giugno 2018 l’inizio dei colloqui di adesione con la Repubblica di Macedonia del Nord. I colloqui sarebbero dovuti iniziare nel 2019, subordinatamente al rispetto di diverse altre condizioni, ma sono slittati al 2020.
Tuttavia, nonostante questa controversia, la Macedonia del Nord ha già iniziato ad attuare alcune delle modifiche necessarie per adeguarsi agli standard dell’Unione. Gli ultimi rapporti mostrano alcune criticità su cui il governo macedone deve lavorare. Soprattutto, sono necessari enormi progressi nei settori della libertà di movimento dei lavoratori e delle disposizioni finanziarie e di bilancio. D’altro canto, il rapporto evidenzia che sono stati compiuti chiari progressi nei settori del diritto societario, diritto della proprietà intellettuale, ambiente e controllo finanziario.
Il futuro della Macedonia del Nord
Il futuro della Macedonia del Nord dipende soprattutto dalle relazioni con i paesi vicini. Mantenere buoni rapporti con la Grecia non è l’unica sfida: la Bulgaria ha rivendicato l’origine bulgara dell’etnia e della lingua macedone, cosa che il governo locale nega fermamente. È anche importante tenere conto dell’influenza della minoranza albanese nel paese. Durante le ultime elezioni, infatti, essa ha avuto un peso fondamentale per la creazione del governo, indirizzandone anche le scelte politiche
Il 17 giugno 2018, il primo ministro macedone Zoran Zaev (eletto anche con il sostegno della minoranza albanese) e il suo omologo greco Alexis Tsipras hanno firmato l’accordo di Prespa che ha stabilito il nome di “Repubblica di Macedonia del Nord”. Il 30 settembre 2018 si è tenuto un referendum nella Macedonia del Nord e gli elettori hanno affermato il sostegno all’UE e alla NATO accettando il nuovo nome, ma solo il 37% delle persone ha votato.
Dopo diversi rinvii dovuti in particolar modo all’opposizione dei governi olandese, francese e danese, il 24 marzo 2020, il Consiglio dell’Unione Europea ha finalmente dato il via libera all’unanimità all’apertura dei negoziati per la Macedonia del Nord. Tuttavia non è stata ancora definita una data precisa.
Contesto economico
La Macedonia del Nord era uno dei paesi federali più poveri della Jugoslavia, producendo solo il 5% della produzione federale totale di beni e servizi. Dopo gli eventi degli anni Novanta e della guerra del Kosovo, che hanno causato un grave dislocamento economico regionale, è stata avviata una proficua privatizzazione che ha portato le riserve nazionali a oltre $ 700 milioni. Successivamente, una lenta crescita economica è stata completata da un sistema di flat tax per attirare investimenti stranieri.
Nel 2009, la Macedonia è stata classificata come il quarto “miglior stato riformatore” dalla Banca Mondiale. Oltre al settore minerario e delle costruzioni, la Macedonia del Nord ha un florido settore agricolo basato su vigneti, patate, olio d’oliva e latticini. Il commercio ha rappresentato oltre il 18% del suo PIL nel 2013 ed è cresciuto negli ultimi anni. Il settore più importante che ha contribuito all’export nazionale nel 2014 è stato quello dei “prodotti chimici e affini” che hanno rappresentato il 21,4%, seguito da “macchinari e attrezzature di trasporto”.
La Macedonia del Nord, infatti, è riuscita ad attrarre diverse aziende manifatturiere leader mondiali, in particolare dal settore automobilistico. I paesi dell’UE sono il suo principale partner commerciale, rappresentando il 68% di tutto il commercio estero nel 2014. In particolare il 23,3% dei commerci macedoni avvengono con la Germania, il 7,9% con il Regno Unito, il 7,3% con la Grecia e il 6,2% con l’Italia. Il tasso di disoccupazione della Macedonia del Nord è sceso dal 37,2% nel 2005 al minimo storico del 22,8% nella prima metà del 2017.
Eppure, nonostante tutto ciò, il 72% dei cittadini ha affermato di poter gestire il proprio reddito “con difficoltà” o “con grande difficoltà” nel 2017. Inoltre, vincoli significativi a uno sviluppo economico di successo sono stati posti dalla corruzione e da un sistema legale inefficace ed il mercato grigio è stato quantificato vicino al 20% del PIL. Negli ultimi anni l’incertezza dovuta alla crisi politica del 2016 e del 2017 ha colpito gli investimenti tanto che il tasso di crescita è sceso al 2,4% (nel 2015 era del 3,8%), ma l’attuale governo sta ripristinando la fiducia degli investitori.
Dopo una crescita del 2,7% nel 2018, l’economia ha raggiunto un +3,6% nel 2019, sostenuta dalla domanda interna che ha beneficiato di un aumento del salario minimo che ha coinvolto quasi un terzo della forza lavoro. Secondo le previsioni del FMI dal 14 aprile 2020, a causa dello scoppio della pandemia da COVID-19, la crescita del PIL dovrebbe attestarsi a -4% nel 2020 per poi risalire del 7% nel 2021.
Geografia e cultura della Macedonia del Nord
La Macedonia del Nord si trova nella parte meridionale dei Balcani occidentali, tra Albania, Kosovo, Serbia, Bulgaria e Grecia. Si estende su 25,713 kmq. e ha una popolazione di poco più di due milioni di cittadini. A causa della sua storia lunga e travagliata, la cultura macedone è un mix di influenze greche, slave, ottomane e albanesi.
La cultura è stata fortemente influenzata da quella greca. È possibile notarlo dalla sua bandiera, che mostra l’antico simbolo greco-macedone del Sole di Vergina, e dall’incredibile numero di statue di filosofi e guerrieri greci a Skopje. Inoltre, la cultura ottomana ha influenzato la Macedonia del Nord, soprattutto per quanto riguarda la cucina (byrek e dessert) e l’eredità musulmana del paese.
La cucina macedone, però, è anche famosa per la sua ricca Šopska Salata, un tipico antipasto slavo e per bevande alcoliche che più di altri piatti possono rappresentare la varietà culturale della Macedonia del Nord. Le bevande alcoliche tipiche, infatti, sono la rakija – che è tradizionale in tutti i Balcani occidentali ed in Turchia- e la mastika, un liquore che proviene dall’isola di Chios ed è considerato una bevanda tradizionale in Grecia.
Il macedone è l’unica lingua ufficiale del paese ed è scritto usando l’alfabeto cirillico. Le lingue minoritarie includono albanese, turco, serbo, rom, bosniaco e aromeno. L’ultimo è parlato soprattutto dai Valacchi, termine usato per identificare le comunità romanze nei Balcani. Il maggior numero di parlanti aromaniani vive in Grecia, ma la Macedonia del Nord e l’Albania sono gli unici paesi in cui sono ufficialmente riconosciuti come minoranza.
Società e religione
Il gruppo etnico più numeroso del paese sono i macedoni, ma sono rappresentate anche molte minoranze. Gli albanesi sono il 25,17% della popolazione. A Tetovo, nella parte nord-occidentale del Paese, gli albanesi sono circa il 55% della popolazione e nei villaggi rurali il numero aumenta. Tali percentuali significano effettivamente che hanno un ruolo cruciale nella vita politica del paese. Il centro storico di Skopje ospita l’antico bazar e le moschee più importanti ed è considerato la più importante area di cultura albanese della capitale. In aggiunta a ciò, i turchi sono il terzo gruppo etnico più grande del paese, seguiti da rom e serbi.
Il cristianesimo ortodosso orientale è la fede più comune nella Macedonia del Nord, con il 65% della popolazione. I musulmani costituiscono il 33,3% della popolazione e sono soprattutto (ma non solo) albanesi, turchi e bosniaci. La Macedonia ospita la quinta percentuale più alta di musulmani in un paese europeo. Ce ne sono di più solo in Kosovo, Turchia, Albania e Bosnia-Erzegovina.
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