Perché è necessario oggi il Governo europeo dell’economia

, di Stefano Rossi

Perché è necessario oggi il Governo europeo dell'economia

A seguito dell’incontro del 16 agosto 2011 intercorso tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, i due leader hanno avanzato la proposta della creazione di un governo europeo dell’economia. Come è stato correttamente sottolineato da più parti, la proposta è vaga e indefinita, ma comunque significativa.

La dichiarazione interviene infatti a seguito dei profondi mutamenti intervenuti nella zona Euro, provocati prevalentemente dalla necessità di reagire alla crisi che si sta abbattendo sugli Stati: dopo la costituzione dell’EFSF, gli acquisti da parte della BCE di bond nazionali sul mercato secondario, si parla di nuova ricapitalizzazione delle banche e sembra che si stia avvicinando sempre più il momento degli Eurobond (invocati da ultimo da Giulio Tremonti). Di fronte a questo quadro in rapida evoluzione, allineare il modello politico e di governo con il nuovo assetto economico e finanziario nella zona Euro, è diventata una priorità per l’Eurogruppo, e di tale consapevolezza Francia e Germania hanno fatto tesoro. Da questo allineamento potrà infatti dipendere la capacità della BCE di intervenire a sostegno degli Stati, e così la stessa tenuta della moneta unica.

Un esempio del rischio derivante dalla mancanza di un governo europeo dell’economia è rappresentato da quanto sta accadendo in Italia. La manovra economica rappresenta il prezzo che il governo Berlusconi ha dovuto pagare perché la BCE intervenisse acquistando porzioni del debito pubblico italiano al fine di scoraggiare gli speculatori. Tuttavia, dopo gli acquisti di Francoforte, sventato il pericolo più imminente, il governo ha irresponsabilmente alleggerito la manovra, annacquandola (così sostiene, tra gli altri, F. Forquet). La manovra potrebbe così rivelarsi molto meno efficace di quanto promesso alla BCE: di fronte a tale perdita di credibilità del governo italiano, che mette nuovamente in dubbio la propria effettiva capacità di attuare politiche severe di riduzione del debito, i mercato hanno ricominciato ad aggredire i titoli di Stato. D’altra parte, per come oggi è disegnato il sistema “Eurogruppo”, la BCE non ha altri strumenti per forzare l’Italia ad un maggior rigore, e futuri eventuali acquisti di parte del suo debito pubblico potrebbero non avere più effetti disincentivanti rispetto alla speculazione. Inoltre, in assenza di strumenti correttivi, “continuare a sostenere l’Italia nonostante la violazione della promessa fatta, distrugge la cedibilità di ogni condizione futura e quindi il futuro dell’Unione Europea” (L. Zingales, sul Sole 24 Ore del 4 settembre 2011).

In definitiva, Francia e Germania hanno compreso bene che il sistema di non-governo dell’economia europea mette a repentaglio la stessa moneta comune, alla cui sopravvivenza attualmente non vi sono alternative. La creazione di un organismo che permetta un più efficace governo dell’economia dell’Eurogruppo è quindi il prossimo passo da compiere per contenere le spinte disgregatrici esercitate dai pesanti debiti pubblici degli Stati.

Ma ciò di cui la Merkel e Sarkozy non sembrano rendersi conto, è che creare un nuovo organo di tipo intergovernativo (addirittura di mero “coordinamento”) non risolverà la situazione (qualcunol’aveva già fatto notare anni orsono). Potrà, nella migliore delle ipotesi, rasserenare i mercati per un breve periodo, ma andrà in stallo alla prima difficoltà, resterà esposto alle tempeste delle elezioni nazionali e soprattutto non sarà in grado di rappresentare fino in fondo l’interesse dell’UE alla propria stabilità finanziaria interna. È invece necessario, per realizzare un governo veramente europeo dell’economia, un organo composto da esperti (e comunque di individui, non di Stati) che risponda del proprio operato alla Commissione; quest’ultima, come previsto dal TFUE è a sua volta responsabile nei confronti del Parlamento Europeo, unico organo eletto direttamente dai cittadini, tramite l’approvazione del bilancio UE. In questo modo la Commissione aumenterà il proprio peso politico a discapito del Consiglio e l’approvazione del bilancio da parte del Parlamento sarà idonea a garantire la base democratica al modello di governance.

Quanto poi alle risorse necessarie per dotare il bilancio europeo di una base sufficiente alla nuova politica economica, l’obiettivo che deve essere considerato prioritario consiste nella creazione di una fiscalità europea. Si deve evitare che gli Stati siano in ultima istanza i finanziatori del bilancio europeo, per evidenti ragioni di autonomia e indipendenza del livello di governo (europeo), e contemporaneamente per non comprometterne la credibilità verso l’esterno. Guardando la questione da un altro punto di vista, la creazione di una fiscalità comune rappresenta il prezzo da pagare per gli Stati più deboli in cambio dello “scudo comune” (Giuliano Amato, 4 settembre 2011). Ma poiché i governi sono indotti, per il naturale principio di conservazione del potere, ad attendere la catastrofe prima di cedere porzioni di sovranità fiscale, ad attivarsi devono essere l’opinione pubblica e le realtà associative che hanno a cuore il futuro dell’Europa e delle prossime generazioni. Lo strumento per farlo è già nelle loro mani, e si chiama Iniziativa dei Cittadini Europei (art. 11, co. 4° TUE).

Tuoi commenti
  • su 13 settembre 2011 a 09:54, di nicola In risposta a: Perché è necessario oggi il Governo europeo dell’economia

    Articolo che mette in luce quelle che sono le vere debolezze della Unione Europea che dopo il trattato di Lisbona non dispone ancora di una politica economica comune veramente efficace, il problema resta sempre quello della globalizzazione dei mercati e del forte potere delle società di rating americane verso le quali con l’attuale sistema l’Europa è impotente. L’Europa rischia di pagare i debiti americani alla Cina se non interviene con una politica comune coesa, ma gli interessi particolari dei paesi più forti economicamente rendono la cosa forse utopistica. Per usare un eufemismo in economia è come in un’arena quando si sente «l’odore del sangue» vale il motto «Mors tua vita mea».

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