Per una politica europea d’integrazione per i Rom

, di Diego Melchior

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Per una politica europea d'integrazione per i Rom

Il ritorno al potere di Silvio Berlusconi e la nomina di Roberto Maroni all’Interno allontanano chiaramente l’Italia dell’Unione europea. La lotta contro l’immigrazione clandestina, argomento privilegiato della Lega Nord, partito populista e antieuropeo, torna tra le priorità del governo con il pacchetto sicurezza approvato a Napoli dal Consiglio dei Ministri mercoledì 21 maggio.

La politica d’immigrazione della destra sta per prendere una dimensione chiaramente antieuropea. Roberto Maroni ha dichiarato che l’Italia potrà procedere a delle espulsioni di massa e che la clandestinità sarà considerata come un reato…

Queste parole avevano già provocato la rabbia della vice-premier del governo spagnolo che aveva accusato il governo di preparare una politica d’immigrazione non rispettosa dei diritti umani fondamentali. Si notano bene tutti i problemi che provoca la non esistenza di una politica d’immigrazione comune.

... i Rom sono un popolo che soffre dell’intolleranza e dell’esclusione in molti paesi europei ...

Gli attacchi da parte del governo italiano contro gli immigrati si sono specialmente concentrati sulla comunità romena, generalmente assimilata alla comunità zingara. Inoltre, l’Italia è stata traversata questi ultimi giorni da violenze estremiste (caccia al romeno da parte di gruppi di cittadini autocostituti, incendi criminali di campi zingari, ecc.). Questi attacchi si sono moltiplicati dopo l’annuncio del governo di indurimento della propria politica nei confronti degli immigrati sia sul territorio, con espulsioni, sia sui confini, con un controllo poliziesco rinforzato. In Italia, i Romeni sono odiati da molta gente, che li considera responsabili dei problemi del paese. In molti discorsi, i Romeni sono anche frettolosamente ridotti ai Rom. Però, non tutti i Romeni sono dei Rom. Purtroppo, questa differenza, il governo attuale non sembra percepirla…

La differenza è però importantissima. I Romeni, che rappresentano la prima comunità immigrata in Italia, vengono da un paese dell’UE e sono dunque sottomessi alle stesse regole di circolazione e di accoglienza che tutti gli altri cittadini europei. Il governo italiano non ha quindi nessun ragione di trattare i Romeni in modo diverso. La questione dei Rom, invece, è ben diversa. I Rom che vivono in Italia vengono, in effetti, per una buona parte dalla Romania, ma anche dai Balcani, soprattutto da Bosnia, Albania e Serbia, paesi che hanno spesso dovuto lasciare al momento dello scoppio delle guerre in ex-Iugoslavia.

Inoltre, i Rom non sono una realtà specificamente italiana. In effetti, la questione dei Rom non può essere posta in termini d’immigrazione perché questo popolo è un popolo nomade all’origine. La questione è quindi quella dell’integrazione dei Rom nell’UE. I Rom formano una comunità che non obbedisce allo schema tradizionale della comunità nazionale (il territorio nazionale non ha alcun senso per loro) ed è precisamente questo che pone problemi alle società nazionali europee, come quella italiana. Ed è anche per questa ragione che la soluzione non potrà mai essere la creazione di uno Stato zingaro, come auspica l’estrema destra europea. Solo una politica europea d’integrazione dei Rom e di lotta contro le discriminazioni può essere una giusta risposta alla situazione deplorevole che conoscono oggi i Rom.

... una vera politica europea d’integrazione dei Rom è oggi necessaria ...

Così, in seguito alle violenze contro i Rom in Italia di questi ultimi giorni, i deputati europei hanno discusso, martedì 20 maggio, in seduta plenaria del Parlamento europeo, della questione dell’integrazione dei Rom. La situazione dei Rom è disastrosa in tutta Europa dove questa comunità è esclusa della società. I Rom sono parcheggiati in campi dove la dignità umana è sparita. I Rom, ai quali s’incollano ancora degli stereotipi d’altro tempo, alimentano a torto i più disgustosi fantasmi della società. I Rom, rifiutando l’integrazione e negando la loro specificità e la loro storia, sono trattati come dei deviati. Infine, la strumentalizzazione di un inventato “pericolo Rom” alimenta le più becere politiche populiste.

Che fare insomma? È indispensabile, ed è stato chiesto dal Parlamento europeo, condurre una politica europea efficace d’integrazione dei Rom. A livello sociale, occorre immediatamente vegliare sulle condizioni sanitarie dei Rom, cioè sostituire i campi dove ora si ammassano per alloggiarli in spazi igienicamente conformi. Occorre anche moltiplicare l’informazione sull’educazione verso le comunità perché possano mandare i loro figli a scuola. Ma soprattutto, gli Stati membri dell’UE dovranno condurre un lavoro culturale verso le loro popolazioni nazionali per sradicare tutti i pregiudizi su i Rom. È probabilmente il presupposto indispensabile di una vera politica d’integrazione dei Rom. La tolleranza deve veramente diventare un valore forte dell’Unione europea.

… la tolleranza deve diventare un valore forte dell’Unione europea …

I Rom hanno contribuito e contribuiscono ancora a plasmare l’identità europea; rappresentano un’ideale di una Europa non più appesantita dall’attaccamento alla nazione. L’intolleranza che i Rom subiscono ancora oggi deve essere presa sul serio perché, ricordiamolo, nel passato questa stessa intolleranza ha condotto alla più grande catastrofe che ha mai colpito l’Europa.

[Perciò, noi, Europei, dobbiamo impegnarci a fermare le onde di risentimenti contro i Rom e dobbiamo impegnarsi a condurre una vera politica d’integrazione dei Rom a livello europeo.]

Immagini:

 Bandiera della comunità Rom. Fonte: Wikipedia

 Cartina sulle minoranze Rom nei paesi europei, realizzata da Olahus su Wikipedia.

Tuoi commenti
  • su 5 giugno 2008 a 01:21, di Matteo Manfredini In risposta a: Per una politica europea d’integrazione per i Rom

    Gentile Diego Melchior,

    permettimi di sottolineare che la fine dell’articolo:«i Rom rappresentano un’ideale di una Europa non più appesantita dall’attaccamento alla nazione» non mi è molto chiara. I Rom non rappresentano un cammino ripercorribile per l’Europa, per il semplice motivo che non hanno attraversato quel processo fondamentale del passaggio da entità Nazionale (nel nostro caso le Nazioni Europee) ad una entità superiore (nel nostro caso una Europa Federale).

    Anche nel passaggio: «I Rom hanno contribuito e contribuiscono ancora a plasmare l’identità europea» c’è qualcosa che mi sfugge. Intanto bosigna definire una identità europea, perchè chiunque potrebbe obbiettare che tutte le popolazioni, i processi strorici, i movimenti politici, ed i flussi di immigrazione hanno contribuito a creare l’Europa odierna.

    A mio avviso il problema Rom e molto delicato e di non facile risluzione, e l’Italia è sicuramente un esempio di gestione negativa del fenomeno. Inoltre, fino adesso, questa gestione sbagliata ha causato semmai un effetto opposto.

    I Rom vengono spesso stigmatizzato e sono il capro espiatorio dei tanti mali che affliggono la nostra «moderna» società, izzando così il focolaio del nazionalismo, del nemico comune col quale autocelebrarsi, sull’oggetto che ci fa sentire ancora di più tutti mebri di un determinato gruppo o etnia.

    Ma mi voglio spingere più in là, se si vuole cercare una integrazione che non sia fatta solo di proclami bisogna iniziare a non usare più il termine Rom, il quale determina subito un confine mentale, una linea tra noi e loro, ben demarcati e chiari.

    L’Ue ha stanziato diversi fondi per l’integrazine di costoro, ed è bene che si iniziono ad usare, che invece di costruire dei campi (o meglio delle riserve) venga data la possibilità di avere un appatamento in una palazzina nella quale vivano famiglie normali.

    E concludendo è bene che queste opportunità che vengono loro date non vengano dagli stessi sprecate. Perchè non bisogna domenticare mai che le integrazioni si fanno insieme da entrabe le parti, e la voglia di essere cittadini europei con diritti e doveri deve essere reciproca

  • su 9 giugno 2008 a 13:55, di Diego Melchior In risposta a: Per una politica europea d’integrazione per i Rom

    Globalmente d’accordo con il suo commento. Risponderò quindi sul rapporto Rom / nazione.

    Il passaggio dalla nazione all’Unione è in effetti stato un passaggio comune a molti popoli dell’Europa, soprattutto occidentale (un integrazione verticale dall’alto in somma). Però non siamo ancora arrivato a quest’ Europa federale, pensata sul modello istituzionale classico ottocentesco-novecentesco di raggruppamento di stati dall’alto (Stati Uniti/Germania) che noi europei convinti vogliamo.

    Però, secondo me, il processo di nazionalizzazione delle masse e di costruzione di stati nazioni non era iscritto così nella storia, esisteva già altre idee nel secolo XIX che proponevano vie diverse, cioè senza passare dalle costruzioni ridotte dei stati nazioni per poi provare ad andare al di là. In questo senso, i Rom, popolo di nomade, potevano essere un esempio di “nazione in rete”, une comunità forte delle sue valori ma non definita da uno spazio geografico omogeneo ed euclidiano (il territorio) ma da una rete transnazionale in tutta l’Europa.

    Quindi, secondo me, questo modello di Europa-rete (rete di cittadini, rete di comunità, rete di passioni, rete di città o qualsiasi rete.), fondata su dei legami di fiducia, di collaborazione e di tolleranza è anche un’altra via per una Europa politica più integrata e più aperta. Questo modello mi sembra d’attualità, soprattutto in un mondo globalizzato in movimento perpetuale.

  • su 3 gennaio 2009 a 17:28, di Domenico In risposta a: Per una politica europea d’integrazione per i Rom

    Se mi è concesso inserire l’opinione mia da cinquantenne di buona cultura senza incarichi di Stato.

    Chiedo scusa ma sono costretto a prendere il discorso da lontano, ma seguitemi per favore.

    Ho letto questo articolo e la risposta del sig. Manfredini e come quasi sempre noto da comune cittadino un’allargarsi esageratamente nelle velleità umane e particolarmente politiche che negli ultimi 30 anni seminano giustificate paure vere e non oniriche fobie. Ad esempio potrei iniziarvi a chiedere se secondo voi e non per mia ossessione alla conservazione, fino a qualche decennio fa esistevano indiscusse «nazioni» con peculiarità linguistiche, tradizioni, costumi condivisi e tutto quello che li accomunava e li definiva «popolo» stessero insieme perchè schiacciati da un tappo di frontiera contro i propri governanti come si vuole far credere. In quest’ultimo decennio di dissennatezze tanto per inventarsi qualcosa di nuovo, forse per noia, si stanno definendo dementi coloro che hanno costruito gli Stati o Nazioni, offendendo le caratteristiche di gruppo delle popolazioni con la presunzione di pericolosissima velleità di dare al mondo un’economia globale e da ieri 2/1/2009, ho sentito in TV, anche un governo unitario. Spero di terminare prima la mia vita piuttosto che avvitarmi in un tunnel così, di omologazioni, spersonalizzazioni, clichè, ingovernabilità e altri termini che mi terrorizzano. No signori, non ci siamo. Intanto da subito è macroscopica l’evidenza di contraddizioni, mentre da una parte si lavora per ingrandire l’Unione Europea inglobando tutto, in altri si lavora per difendere le vette delle peculiarità che andrebbero appiattite. I nostri antenati che hanno costruito Nazioni, frontiere e localismi a fronte di esigenze locali di tradizioni ed espressioni da vivere NON ERANO PAZZI, nè erano aborti di azioni mal realizzate. Oggi non viviamo l’evoluzione del prototipo. Erano semplicemente saggie conclusioni Signori, state attenti che state intraprendendo una via distruttiva in ogni senso e già con un solo colpo l’Europa e gli USA dopo avere globalizzato i mercati stanno già pagando un prezzo suicida, dopo il loro dissennato volere e consenso che pagheremo con lacrime dopo avere perso i mercati. Se esistono opportunità lo sono per chi è magnate nel denaro non per i cittadini che perdono il lavoro e hanno figli da mantenere e mutui da pagare. Queste cose non solleticano i bancari e neanche i politici da quando li assecondano e per questo mi auguro vivamente che il popolo dal basso si svegli e dica la sua piuttosto di sonnecchiare e piangere, ma da subito!

    Ma voi non vi siete accorti di ciò o anche voi date la diplomatica tesi che si tratta di «opportunità»? Per chì? Per chi stava bene e adesso piange? Siamo seri per favore ! Adesso cosa c’entrano i Rom tema in cui mi sono inserito? Intanto mi sembra contestuale con quello che scrivo. Poi aggiungo che.. con la premessa che l’Italia vive un golpe dal momento che non ha chiesto ai suoi cittadini di trasferire la sovranità all’estero come recita la Costituzione e i cittadini italiani devono ubbidire e basta e questo non mi va giù per niente, ma si sta facendo un’Europa che farà la fine delle bolle speculative USA, costruita sulle chiacchiere e sugli interessi dei potenti dell’economia. La politica gli gira attorno subalternamente e mettendo pezze spesso bucate e colabrodo, tradendo i cittadini d’ogni Stato che si vedono perdere tante cose in cambio di altre cui somma è inferiore a quanto dato: nebbia negli occhi. Dovrei scrivere moltissimo per darvi i dettagli ma quì non si può. Dico solo di dare un’occhiata a cosa hanno detto i cittadini di Irlanda, Francia e Danimarca (salvo errori di memoria) nel votare il parlamento europeo. Adesso guardatevi le ratifiche del trattato di Lisbona... e queste sono espressioni di chi si interessa dei «lavori» europei; molti inespressi erano distratti o dati per perdenti aprioristicamente. La via è presa male: L’Europa da farsi sarebbe un’altra, dandosi personalità, esercito anche atomico, stringere le maglie frontaliere e non dando quote d’immigrati come il latte e darsi un’economia veramente comunitaria come gli USA per intenderci. Dagli USA invece si copiano i signorsì. Amo gli USA e sono insostituibili amici ma come i comuni mortali se sbagliano l’Europa dovrebbe correggerli o fermarli e non corrergli appresso innamoratamente come la globalizzazione e la politica estera secondo cui cacciare i Palestinesi dalla propria terra e regalarla agli amici di profitto ebrei sia una saggezza da orgasmo. Suvvia, la gente si accorge, non siamo idioti.

    E i ROM? C’entrano. Se l’Europa approva una certa linea di cultura definibile entro certi margini tra diritti e doveri, ci si accorge come i ROM da poveracci per prendere quota hanno bisogno di essere aiutati veramente pur senza regali vitalizi. Aiutati ad inserirsi nella società, scolarizzarli, possibilità di accesso ad affitti agevolati, incentivarli a frequentare corsi professionali per potere accedere ad un lavoro per fare parte di una società che lavora basata sullo stato di diritto e non dell’abuso e della rapina, responsabilizzandoli. Dopodichè al loro rifiuto o inadempienza la società «normale» dovrà staccarli dalle agevolazioni ed usare il pugno duro non accettando deturpamenti e cadute di stile e costume per loro causa: via baracche, insicurezze e... come da Lega Nord per intenderci. Voi vorreste che il popolo che si rompe il sedere a lavorare e farsi durare la busta fino alla fine del mese debba sopportare che gli svuotino la casa, che gli prendano i bimbi e che gli mettano le mani addosso se non le armi? La chiamate tolleranza? Questa non la tolleriamo, lo Stato sia severo o ci facciamo legge da noi, sia chiaro ai politici che non ci fermerà nessuno a difendere con ogni mezzo la nostra vita e i nostri beni. In questo abbandonato Paese tanta gente perde la vita anche a causa della questione sulla proporzione della difesa in cui il legislatore ha spostato troppo l’ago della bilancia da parte di chi si prende la libertà di uccidere o fare male. Un esempio: Se un tizio viene a casa mia con la pistola in tasca illegalmente se denunciato sarà processato per abuso e detenzione di porto d’armi ma io lo processerei di buon senso anche per tentato omicidio altrimenti non si capisce perchè l’arma è li in quel momento tenuto conto del pericolo. Questo è un esempio dell’Italia e dell’Europa che vorremmo.

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