Il discorso del Presidente della Repubblica, che conosce bene l’assemblea di Strasburgo per averne fatto parte, si concentra sul futuro immediato del testo costituzionale rigettato da Francesi e Olandesi nel corso di due referendum nel 2005. E tocca subito il nodo gordiano, la ragione della presente impasse: i referendum in Francia e Olanda hanno scosso l’opinione pubblica del continente, e hanno rappresentato una doccia fredda per chi si sentiva vicino al traguardo. Non altrettanta enfasi hanno ricevuto i processi di ratifica che hanno portato 18 stati europei ad adottare la Costituzione. Fa bene Napolitano a toccare questo tema controverso: si sente spesso dire che «il popolo» ha rigettato la Costituzione in Francia e Olanda, quasi ad intendere che queste pronunce negative debbano avere un peso maggiore rispetto a tante approvazioni nei Parlamenti nazionali. La presunta maggiore portata democratica di un referendum è opinione discutibile; è invece sicuro che ignorare il voto dei rappresentanti di 18 paesi europei creerebbe un precedente serio e pericoloso, di cui l’Europa in crisi di legittimità oggi non sente il bisogno.
i paesi membri che hanno ratificato la carta costituzionale meritano rispetto
Come Napolitano ha sottolineato, i paesi membri che hanno ratificato la carta costituzionale «in rappresentanza di 275 milioni di cittadini europei [...] meritano rispetto per aver mantenuto l’impegno sottoscritto a Roma». Riaprire la Convenzione, fare tabula rasa e ricominciare da zero sarebbe come «aprire un vaso di Pandora», come un voler prolungare ulteriormente (a tempo indefinito?) il periodo di riflessione in cui si trova oggi impantanata l’Unione. Non è un segreto che alcuni stati, di certo Gran Bretagna, Polonia e Repubblica Ceca, non vedono di cattivo occhio questa eventualità. Si tratta forse della migliore possibilità, in prospettiva storica, di interrompere il processo di integrazione e assestarsi sullo status quo.
Vale la pena sottolineare come Napolitano abbia velatamente accennato ad altri rischi, che questa volta gravano proprio su chi, come la Gran Bretagna, propone di riaprire il vaso di Pandora. Rimettere in discussione la Costituzione potrebbe essere un’opportunità per tutti i gruppi di interesse in campo: alcuni tireranno al ribasso del compromesso, ma altri potrebbero spingere potentemente al rialzo. Il Presidente ha messo sul tavolo dell’eventuale negoziato due eventualità che gli inglesi non vogliono vedere neppure nei loro peggiori incubi: cioè l’abolizione del voto all’unanimità all’interno del Consiglio e per le ratifiche dei futuri Trattati. Questo passaggio politico del discorso, per la sagacia ed il potere dialettico, è un monito per gli euro-scettici a non giocare col fuoco.
riaprire la Convenzione...sarebbe come aprire un vaso di Pandora
Nel frattempo da Gérard Onesta, deputato verde e vicepresidente del Parlamento europeo, giunge una proposta di compromesso: modificare la forma e mantenere il contenuto, salvando la Costituzione e rispettando il voto dei cittadini di Francia e Olanda. Si tratterebbe di suddividere l’attuale testo in due parti: la prima composta di un centinaio di articoli, inclusi i principi fondamentali e la carta dei diritti di Nizza, di valenza costituzionale vera e propria; su questo testo si dovrebbe tenere un referendum europeo (!!). La seconda parte andrebbe approvata dai parlamenti nazionali come in passato tutti gli altri Trattati. Una possibile soluzione, anche se alquanto macchinosa, considerando che in alcuni stati membri tutti i trattati internazionali devono essere sottoposti a referendum.
La soluzione più auspicabile continua a essere l’approvazione della Costituzione in una versione che nulla tolga al testo attuale, scongiurando il rischio di modifiche al ribasso. A questo proposito, si può parlare di nuovo impulso proveniente dal blocco dei paesi fondatori, considerate le parole del Cancelliere tedesco Merkel sul rischio di un «errore storico» in caso di fallimento della Costituzione, e della candidata socialista Ségolene Royal (che pure ha espresso opinioni contraddittorie in passato) su un secondo referendum da tenersi nel 2009? Il discorso di Napolitano, al di là della retorica istituzionale sui padri fondatori quali Monnet o Spinelli, che mettono tutti d’accordo nell’assemblea di Strasburgo, ha un notevole pregio. In un momento in cui piovono da ogni parte proposte di ritoccare, modificare o addirittura alleggerire il testo della Costituzione, fino ad eliminare quella parola «Costituzione» ormai sgradita a molti, richiama al senso di responsabilità le forze che guidano i paesi europei e ricompatta il fronte di chi vuole vedere entrare in vigore la Costituzione europea.
Segui i commenti: |