Le elezioni tedesche per il futuro dell’Europa

, di Jacopo Barbati

Le elezioni tedesche per il futuro dell'Europa

Molti opinionisti sembrano sposare la tesi della massima importanza delle elezioni federali tedesche sul futuro dell’intera Unione. Sarà effettivamente così?

Elezioni imminenti

Le prossime elezioni federali tedesche si terranno il 22 settembre e decideranno la composizione del XVIII Bundestag, il Parlamento federale della Germania. La sfida per il cancellierato pare essere tutta concentrata nel duello tra il Cancelliere in carica Angela Merkel (rappresentante de L’Unione Cristiano Democratica di Germania – Christlich Demokratische Union Deutschlands, CDU – e appoggiata da L’Unione Cristiano-Sociale in Baviera – Christlich-Soziale Union in Bayern, CSU) e Peer Steinbrück (rappresentante del Partito Socialdemocratico di Germania – Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD), con i sondaggi che danno in vantaggio la prima, lanciata verso il suo terzo mandato.

Non sono solo le proiezioni a dipingere una realtà che favorirebbe il CDU: nelle elezioni regionali bavaresi, tenutesi il 15 settembre (solo sette giorni prima di quelle federali), il CSU ha stravinto il confronto elettorale ottenendo oltre il 49% delle preferenze, con il SPD fermo al 20%. E dire che Steinbrück le ha provate tutte, durante la campagna elettorale, per attirare l’attenzione su di sé e sul suo programma: persino una foto con tanto di dito medio alzato (di bossiana memoria), utile ad attirare su di sé critiche ed elogi in egual misura ma soprattutto le prime pagine di molti giornali. Il suo problema principale, però, è dato dal tracollo di uno dei principali possibili suoi alleati: Alleanza ’90 – I Verdi (Bündnis 90 - Die Grünen), dati addirittura al 27% dopo l’incidente nucleare di Fukushima nel 2011 e attestati al 9% negli ultimi sondaggi, a causa di impopolari proposte nel loro programma di governo (come il pasto vegetariano settimanale obbligatorio nelle mense scolastiche) e di recenti scandali (come quello che ha colpito il viceministro bavarese Udo Paschedag, reo di aver ordinato per sé un’auto blu troppo lussuosa).

L’occhio europeo

È chiaro che a livello federale i giochi saranno diversi: il CDU/CSU dovrebbe essere senza problemi il primo partito, ma ragionando a livello di (possibili) coalizioni il divario è meno netto: 45% per la compagine CDU/CSU + FDP (Partito Liberal Democratico, Freie Demokratische Partei). 44% per SPD + Verdi + die Linke (la Sinistra). Chiaramente tali schieramenti sono del tutto teorici, dato che da qui al risultato elettorale può succedere di tutto; tant’è vero che già il FDP sta esprimendo dei malumori dopo il tracollo nelle elezioni bavaresi, dove ha ottenuto solo il 3,3% dei consensi.

Detto questo, preme sottolineare come il dibattito elettorale tedesco, diversamente da quello italiano, si sia occupato ampiamente anche di temi europei, e soprattutto del ruolo che avrà la Germania nell’UE. Nel dibattito TV del primo settembre, Angela Merkel prometteva al proprio elettorato una “Germania forte ma solidale, leader ma capace di aiutare gli altri in Europa”, mentre Peer Steinbrück rilanciava figurando “più solidarietà concreta e non solo a parole con i paesi più deboli dell’eurozona e dell’Europa”. Tali argomenti hanno sicuramente un peso in Germania, specialmente dopo il dibattito di agosto iniziato dal Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble che aveva calcolato in “10 o 11 miliardi di Euro” i nuovi aiuti di cui la Grecia avrebbe avuto bisogno nel 2014 e che si era concluso con l’affermazione di Merkel, il 28 agosto, sulla sua opinione secondo la quale la Grecia non avrebbe mai dovuto essere ammessa all’interno dell’Eurozona.

Ovviamente in tale dibattito si è inserito anche Alternativa per la Germania (Alternative für Deutschland, AfD), partito minore (che probabilmente non supererà la soglia di sbarramento del 5%) che ha messo al centro del proprio programma l’uscita della Germania dall’Eurozona e la debilitazione dell’Unione europea, organizzando anche azioni di strada alquanto pittoresche.

Recentemente il SPD sta lanciando un’ultima offensiva agli avversari, parlando degli “scenari”, ossia dei costi stimati che la crisi economica europea comporta alla Germania. Tale azione rischia però di favorire i partiti euroscettici che si candideranno alle elezioni.

L’UE può e deve camminare da sola

È innegabile che la Germania abbia assunto, durante la crisi economica (passata tutta sotto la gestione di Merkel), il ruolo di membro trainante dell’Unione, imponendo la politica del rigore e gestendo in larga parte la distribuzione degli aiuti ai membri che ne hanno fatto richiesta; perciò è comprensibile che ci sia tanta attesa nei confronti del prossimo appuntamento elettorale.

Ma non devono essere le elezioni tedesche il punto di svolta dell’Europa. Ci sono altre elezioni, non così imminenti ma comunque vicine, che saranno di gran lunga più importanti: quelle europee del 2014, che dovranno necessariamente portare a un Parlamento europeo che abbia come priorità assoluta la costituzione degli Stati Uniti d’Europa, con Governo unico, una politica monetaria e fiscale unica, con un proprio budget e delle proprie tasse federali, che gestirà – sia politicamente, sia economicamente, sia finanziariamente – i problemi legati alla crisi economica, sollevando tali responsabilità dalle spalle della Merkel e della Germania, dando una volta per tutta una risposta a una domanda sempre più frequente: una Germania europea o una Europa tedesca?

Fonte immagine Wikimedia Commons

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