La cooperazione giudiziaria internazionale

Risposte europee alle difficoltà del dialogo tra gli ordinamenti.

, di Niccolò Castagno

La cooperazione giudiziaria internazionale

La cooperazione giudiziaria penale è stata storicamente un ambito di azione dell’Europa, che ha preso le mosse dalla lotta alle frodi relative ai fondi europei, per svilupparsi poi verso il contrasto alla criminalità organizzata. Il dott. Perduca, magistrato italiano (torinese per la precisione), è intervenuto nella conferenza sul tema (“La cooperazione giudiziaria penale in Europa”), organizzata dalla redazione di Eurobull. Perduca, oltre ad aver fatto parte dell’OLAF (Ufficio europeo per la lotta alle frodi),è ora parte di un pool di magistrati europei che nell’ambito dell’iniziativa EULEX hanno il compito di ricostruire il sistema giudiziario kosovaro (http://www.taurillon.org/La-giustizia-europea-in-Kosovo). Oggi però è qui per parlarci della cooperazione giudiziaria penale in Europa, di come è nata e soprattutto di qual è il suo futuro...

Il relatore ha fatto notare come l’armonizzazione del diritto penale non fosse stato obbiettivo primario della nascente CEE: “il cittadino europeo era semplicemente un homo oeconomicus”, ci spiega, e solo con Maastricht si è iniziato a pensare al concetto di cittadinanza europea. Il punto di arrivo o, meglio, di partenza è il trattato di Amsterdam dove si afferma il principio secondo cui l’Unione Europea è anche un progetto di spazio unico di libertà, giustizia e sicurezza. Da qui la necessità di armonizzare, oltre alle legislazioni economiche, anche quelle penali.

“L’abolizione delle frontiere dà vantaggi forti sia all’economia sia a chi intende delinquere”, è l’incisiva constatazione di Perduca, che prosegue spiegando come obiettivo primario nel settore sia la costruzione di un sistema di giustizia penale per cui anche i giudici possano superare le barriere rappresentate dalle frontiere.

È in questo senso che ora in Europa si sono aperti i lavori in tre “cantieri” di primaria importanza.

Il primo concerne l’armonizzazione delle legislazioni penali europee, cioè l’eliminazione delle differenze di disciplina almeno in merito ai reati più gravi. Tutto parte dal rilievo per cui a

... lavori in tre cantieri di primaria importanza ...

fronte di una criminalità sempre più forte c’è ancora una grande frammentazione delle legislazioni nazionali. Lo strumento che, almeno in Europa, viene utilizzato è quello delle decisioni quadro: un complesso di principi e linee guida cui gli stati devono adeguarsi. Lo schema è piuttosto semplice: dopo aver concordato su una definizione del reato, si cerca di dare uniformità anche alle pene ad esso applicate. “Questi strumenti – conclude Perduca – mentre sono velocemente approntati a Bruxelles, sono faticosamente applicati dagli Stati” rendendo questa soluzione marginale, seppur sia la migliore per il perseguimento degli obiettivi.

... armonizzazione delle legislazioni penali ...

Il secondo cantiere si propone di realizzare il miglioramento degli strumenti di collaborazione delle autorità giudiziarie. Si cerca quindi, se non di rendere ugualmente punibile un fatto in ogni stato, almeno di favorire la cooperazione materiale fra i vari giudici nazionali. In questo senso gli stati europei hanno nel 2000 adottato una Convenzione (Convenzione sull’assistenza giudiziaria in materia penale, Consiglio Europeo, maggio 2000) i cui principi ispiratori tendono, da una parte, ad affidare i rapporti di collaborazione agli stessi magistrati, e non più ad organi politici, dall’altra, a fare in modo che le prove raccolte con

... migliorare gli strumenti di collaborazione delle autorità giudiziarie ...

rogatorie internazionali (principale strumento di collaborazione giudiziaria) siano svolte in modo tale da poter essere utilizzate nei processi dei paesi di destinazione. Si abbandonano quindi i troppo inefficienti canali diplomatici, sintomo di una visione nazionalistica dell’attività giudiziaria, per approdare ad una concezione più funzionale e diretta delle dinamiche che reggono la cooperazione. Frutto di questa rinnovata volontà di semplificare è il mandato d’arresto europeo: forma di estradizione semplificata basata sui principi di mutua fiducia e riconoscimento degli atti fra ordinamenti differenti.

L’ultimo fronte di integrazione è rappresentato dalla creazione di strutture sovranazionali di supporto alle autorità giudiziarie. Su questo versante l’Unione Europa si sta muovendo fin dai primi anni ’90 con la creazione di “magistrati di collegamento”: si tratta dell’invio reciproco di magistrati nelle varie capitali in modo da facilitare i rapporti interstatali. Ulteriore passo è stato compiuto con la creazione di una rete giudiziaria europea. Si procede attraverso l’individuazione di punti di contatto in ogni stato: si tratta di magistrati esperti in

... creare strutture sovranazionali di supporto alle autorità giudiziarie ...

grado di coadiuvare i colleghi nella soluzione delle difficoltà pratiche derivanti dal dover agire attraverso i diversi ordinamenti. La finalizzazione di queste iniziative è avvenuta con la costituzione di Eurojust, progetto operativo da gennaio 2001. È una struttura centralizzata con sede all’Aja, costituita da magistrati provenienti dai diversi paesi europei con funzione di coordinamento e facilitazione delle azioni con raggio interstatale.

La visione d’insieme di queste diverse iniziative non può che apparire positiva e, seppur con i difetti che caratterizzano tutti i sistemi non omogenei, sicuramente adeguata a promuovere e semplificare una concreta risposta al crimine transnazionale.

Il Dott. Perduca conclude però con una nota che non può essere tralasciata: “Queste iniziative europee si muovono in particolare sul versante della repressione ma trascurano la tutela dei diritti degli indagati. Il tema delle garanzie è subordinato alla ricerca della punizione.” Come dire, l’accordo sulle pene non può prescindere dall’accordo sulla tutela processuale e sostanziale dell’imputato, presupposti su cui si fonda l’idea di giusto processo. Principio, quest’ultimo, che rappresenta l’obiettivo reale da raggiungere.

Fonte dell’immagine: World Wide Web

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