Youth summit a Roma

L’Europa è dei giovani!

Un confronto tra la dichiarazione di Berlino e quella dei giovani

, di Chiara Cipolletta

L'Europa è dei giovani!

In concomitanza con il vertice dei capi di stato a Berlino, 200 giovani proveniente dai 27 Stati Membri dell’Unione Europea si sono dati appuntamento a Roma per il primo Youth Summit e hanno dimostrato di avere le idee molto più chiare rispetto a chi li governa.

A Berlino una Dichiarazione ambigua

La Dichiarazione di Berlino, firmata il 25 marzo dai presidenti della Commissione Europea, del Consiglio Europeo e del Parlamento Europeo, è stata presentata come uno strumento per dare nuovo slancio alla costruzione europea, basandosi sui successi finora conseguiti e su obiettivi largamente condivisi: niente di più ambiguo, dato che nel testo della dichiarazione non c’è alcuna proposta pratica per conseguire tali obiettivi, a partire dal rilancio del processo costituzionale, cui è dedicato un vago ed anonimo riferimento fissando per il 2009 il termine per il raggiungimento di una «rinnovata base comune».

Dichiarazione di Berlino...nel testo non c’è alcuna proposta pratica

Sono molti i temi trattati dalla dichiarazione che tuttavia non aggiunge nulla di nuovo a ciò che già è stato deciso a livello europeo come ad esempio i recenti passi avanti verso una politica comune in materia di energia e di difesa del clima. L’intento della presidenza tedesca era, infatti, citare valori e i principi che hanno guidato fino ad ora il processo di integrazione europea, riproporli in una nuova veste e, su queste basi, ritrovare quella volontà comune duramente messa alla prova dal fallimento dei referendum sulla Costituzione europea in Francia e Olanda.

Già prima che la Dichiarazione di Berlino fosse pubblica tuttavia era possibile prevedere il suo carattere generale e volutamente inconcludente date le numerose richieste provenienti dai vari stati membri in merito al suo contenuto: il cancelliere Merkel ha infatti dovuto tener conto del rifiuto per il termine Costituzione, ottenendo in cambio dagli inglesi la possibilità di citare il successo dell’euro e arrivando a riferirsi all’Unione europea, per ben due volte nel testo della Dichiarazione, come una «fortuna» che unisce i cittadini europei e che bisogna difendere per le future generazioni.

Niente retorica allo Youth Summit

Sono state, al contrario, proprio le giovani generazioni a rivolgersi alla propria casa comune europea senza retorica, con proposte concrete e dando ai governi un’importante lezione di democrazia.

...le giovani generazioni senza retorica

Il processo di consultazione giovanile che ha portato allo Youth Summit è stato, infatti, particolarmente ampio e, in meno di tre mesi, ha coinvolto centinaia di giovani in ognuno degli Stati membri dell’Unione: ad un incontro preparatorio a gennaio, cui hanno partecipato due rappresentanti per ogni Stato e i rappresentanti di diverse organizzazioni giovanili internazionali, hanno seguito numerosi dibattiti regionali e nazionali le cui conclusioni sono state alla base della Dichiarazione discussa, modificata e approvata a Roma.

Potremmo considerare i due documenti, quello di Berlino e quello di Roma, come complementari: il primo enuncia i problemi, il secondo li risolve. Un giudizio esagerato? Le parole parlano chiaro: si legge nella dichiarazione di Berlino che «siamo di fronte a grandi sfide, che non si fermano alle frontiere nazionali» e che «l’Unione europea è la nostra risposta ad esse».

Berlino e Roma complementari...il primo enuncia i problemi, il secondo li risolve

Ma è solo nella dichiarazione di Roma che i giovani affrontano i temi più importanti e nel preambolo scrivono: «insieme siamo giunti a formulare risposte e proposte che l’Unione europea necessita di realizzare. Il livello europeo è cruciale per affrontare con efficacia questi temi con la piena partecipazione dei suoi cittadini. Desideriamo un’Unione europea che promuova i valori democratici e i diritti umani; che promuova la sostenibilità e preservi il nostro ambiente per le generazioni future; che promuova il successo economico e la responsabilità sociale per tutti i cittadini, in particolare quelli in maggior difficoltà. Per fare tutto questo occorre che l’Unione europea sia capace di adattare le sue strutture e le sue procedure a queste nuove realtà».

Regole democratiche e problemi concreti: così si lavora a Roma

Sono sufficienti queste poche righe per comprendere quanto concrete possano essere le proposte che hanno visto impegnati sei gruppi di lavoro nel corso dell’intera consultazione: ovviamente non è mancato il disaccordo ed erano diverse le posizioni contrastanti ma i giovani coinvolti hanno saputo affrontare apertamente il dibattito e si sono dati regole democratiche (nello specifico, il voto a maggioranza) quando non era possibile raggiungere un consenso.

Tra le prime preoccupazioni dei giovani europei c’è certamente la scarsa trasparenza del modus operandi dell’Unione europea e la necessità di coinvolgere i rappresentanti della società civile e, ove possibile, i singoli cittadini nei suoi processi decisionali, promuovendo l’attività delle organizzazioni giovanili che hanno la possibilità di creare degli spazi di dialogo dal livello locale a quello transnazionale e che sono invece molto spesso ostacolate dalla mancanza di fondi e dalle complesse procedure di ottenimento dei visti di ingresso.

Non si tratta dunque solo di promuovere genericamente la «partecipazione», come si legge nella Dichiarazione di Berlino la quale aggiunge la necessità di conservare in futuro il nostro «ideale sociale europeo» che unisce «successo economico e responsabilità sociale». È utile piuttosto specificare cosa si intenda per modello economico-sociale europeo: secondo il parere dei giovani, questo dovrebbe essere basato su una corretta affermazione dei diritti sociali in un contesto di mercato competitivo che salvaguardi la giustizia sociale e le pari opportunità, combattendo ogni forma di discriminazione. Ciò può essere raggiunto perseguendo alti standard di protezione sociale e di ridistribuzione della ricchezza e attuando coraggiose politiche dell’occupazione.

Come accennato, in merito alle politiche ambientali, gli ultimi sviluppi politici hanno fatto sì che potesse essere inserito nella Dichiarazione di Berlino un riferimento ad un’azione comune in materia di politica energetica e mutamenti climatici. L’assenza di ulteriori accordi ha impedito tuttavia di fare riferimento all’importanza delle energie rinnovabili e della ricerca e sviluppo (nonostante quest’ultima sia alla base della Strategia di Lisbona), entrambi presenti nella Dichiarazione di Roma.

Europa sulla scena internazionale...comune ai due documenti la necessità che essa assuma un ruolo guida

Per quanto riguarda invece l’Europa come soggetto presente sulla scena internazionale, è comune ai due documenti la necessità che essa assuma un ruolo guida ma è il contributo proveniente dai giovani europei a sottolineare la necessità di parlare con una sola voce e di avere effettivamente, e non solo vagamente, una politica estera comune, oltre a impegnarsi con forza, e più di quanto si faccia al momento, sul fronte degli aiuti allo sviluppo.

I Grandi restano vaghi sulla Costituzione...

Come accennato, la Dichiarazione di Berlino si chiude con un generico riferimento alla volontà di ritrovare una base comune entro le elezioni europee della primavera del 2009. Se la prudenza politica era ben più che prevedibile, questa affermazione non può non lasciare delusi coloro che attendevano un segnale forte di rilancio del processo costituente dopo due anni in cui la cosiddetta «pausa di riflessione» aveva di fatto interrotto ogni avanzamento, limitandosi, tramite le iniziative inserite nel Piano D del Commissario Wallstrom, ad intavolare un dialogo con la società civile sui temi che avevano sollevato le maggiori perplessità.

Proprio l’esperienza di queste consultazioni aveva fatto sperare in un approccio maggiormente orientato ai cittadini e comunque in un processo più trasparente che si sostanziasse almeno nella definizione di una road map chiara e dettagliata. Cosi non è stato: al contrario, la stampa rivela come sia nelle intenzioni di Angela Merkel proseguire con le consultazioni bilaterali e con l’utilizzo di esperti designati dai governi nazionali (gli sherpa) per tutto ciò che riguarda il futuro del bistrattato e quasi accantonato Trattato costituzionale.

…ma per i giovani è indispensabile

È interessante invece notare come i giovani non si siano fatti coinvolgere dalla politica dei piccoli passi (ammesso che siano in avanti) e si sono confrontati, non senza disaccordo, su quale dovesse essere la strada da seguire da qui al 2009. Le conclusioni a cui sono arrivati sottolineano la necessità di fornire all’UE gli strumenti per andare incontro alle sfide attuali e future dotandosi al più presto di una Costituzione.

per i giovani l’Europa deve dotarsi di una Costituzione

Per fare questo, la richiesta proveniente dalle giovani generazioni è di un’Europa più democratica e vicina ai cittadini, con un Parlamento europeo che abbia il diritto di iniziativa legislativa e codecida in tutti i campi e una Commissione trasformata in un vero e proprio esecutivo responsabile di fronte al PE e al Consiglio. Per raggiungere questi obiettivi sono ovviamente necessari degli strumenti adeguati vale a dire una Convenzione democraticamente eletta, responsabile delle necessarie modifiche al testo costituzionale, e un referendum europeo che dia ai cittadini il giudizio finale e legittimi dunque l’intero processo.

Qual è dunque l’Europa che vogliamo? Quella ambigua e retorica consegnataci dagli Stati o quella partecipata, legittima che deriva direttamente dal voto dei cittadini? I giovani hanno capito da che parte stare e sono consapevoli che la costruzione europea non è una «fortuna» ereditata dalle passate generazioni ma un progetto cui contribuire attivamente e consapevolmente ogni giorno.

Giovani italiani ad un incontro preparatorio

Fonte immagine youthsummit-it.blogspot.com

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