Il motore dell’unificazione europea

La coppia franco-tedesca - Parte II

, di Davide Negri

Il motore dell'unificazione europea

Francia e Germania costituiscono il cuore dell’Europa. Ora serve l’unità politica.

5) Da un processo di riconciliazione avviato a partire dalla costruzione comune della prima Comunità europea, la Francia e la Germania sono passate, a partire dalla presidenza di De Gaulle, ad un rapporto privilegiato si passò ad un rapporto privilegiato franco-tedesco. Dopo l’uscita di scena di quest’ultimo come proseguì tale rapporto?

Nonostante l’uscita di scena del generale, il suo messaggio era penetrato talmente in profondità nel tessuto politico francese che nessuno dei suoi successori ebbe il coraggio di contestarne apertamente i principi. Nel ’69 Georges Pompidou successe a De Gaulle mentre in Germania divenne cancelliere il social-democratico Willy Brandt. Il suo avvento e la sua politica di apertura verso l’Unione Sovietica indussero Pompidou ad allargare la Comunità alla Gran Bretagna per compensare la crescente forza e la presunta inaffidabilità della Germania. Nonostante ciò Pompidou e Brandt mantennero il rapporto privilegiato tra i rispettivi paesi. Nel ’74 alla coppia Pompidou-Brandt successe la coppia Giscard-Schimdt. Costoro erano pragmatici e interessati più all’economia che alla politica: portarono in porto le prime tre importanti innovazioni del periodo gollista, ossia l’istituzione del Consiglio europeo, l’elezione a suffragio diretto del Parlamento e la creazione del Sistema monetario europeo (SME). Nel 1981 a Giscard successe il socialista Mitterrand mentre l’anno dopo in Germania tornarono al potere i democristiani con Helmut Kohl. Il presidente francese, dopo aver condotto l’economia in un vicolo cieco con la sua politica dirigista, operò un cambiamento sostanziale sia in politica estera (favorendo l’installazione di missili Pershing in Germania) che in politica interna (espellendo i comunisti dal Governo). Da quel momento ebbe iniziò il cosiddetto “periodo magico” del rapporto franco-tedesco, poiché il triangolo costituito da Mitterand-Kohl-Delors (presidente -francese- della Commisione) permise di condurre l’Europa verso il completamento del Mercato interno e ad una significativa riforma istituzionale. Ma soprattutto permise di affrontare le conseguenze del crollo muro di Berlino.

6) 1989: crollo del muro di Berlino. La riunificazione tedesca diventò improvvisamente possibile. Antiche paure del pericolo tedesco riaffiorarono nella mente dei governanti europei. Come uscì da questa difficile prova il rapporto franco-tedesco?

All’inizio parve incrinarsi il rapporto perché la riunificazione tedesca era vista, soprattutto dalla Gran Bretagna della signora Thatcher, come un pericolo per la sicurezza dell’Europa. Helmut Kohl invece agì da grande statista. Capì che senza la riunificazione, a Est si sarebbe creato uno Stato instabile e in crisi economica; l’emigrazione di milioni di persone verso Ovest sarebbe stata inevitabile così da mettere in crisi la compagine sociale della Germania occidentale. Inoltre Kohl comprese che la riunificazione doveva avvenire all’interno dell’Europa occidentale e della Comunità europea perché senza la fiducia degli altri Stati e il Mercato europeo non avrebbe potuto avviare la ricostruzione. Quindi il cancelliere, per ancorare stabilmente all’Europa, decise di mettere sul tavolo la principale carta di cui disponeva la Germania: il marco. La moneta era per i tedeschi il simbolo del loro successo economico e della ritrovata dignità nazionale. Separarsene costituiva un enorme sacrificio. Kohl prometteva ai tedeschi che, in cambio della rinuncia al marco, ci sarebbe stato un significativo rafforzamento dell’integrazione politica europea dove la Germania avrebbe avuto la responsabilità maggiore dovuta alle sue nuove dimensioni. Purtroppo tale promessa non fu mantenuta. La rinuncia al marco avrebbe permesso a Delors di dare avvio al progetto di Moneta unica, cioè il naturale completamento dell’integrazione economica, e di rispondere anche a una precisa esigenza di Mitterand. Il Mercato unico veniva scosso periodicamente dal disordine monetario provocato dalla liberalizzazione dei capitali. A farne le spese era l’economia francese che priva di una moneta forte, veniva percorsa da ondate inflazionistiche: alla lunga la Francia sarebbe stata costretta a rifugiarsi dietro a politiche protezioniste ponendo le basi della fine del Mercato comune. L’unica via d’uscita era dotare il Mercato unico di una Moneta unica posta sotto l’autorità di una comune Banca centrale. Il trattato di Maastricht del 1991 suggellò questo nuovo accordo strategico franco-tedesco.

7) Nel 1995 Mitterand lasciò il potere al suo storico antagonista, esponente del partito gollista Jacques Chirac poi sostituito da Nicholas Sarkozy, mentre in Germania il socialdemocratico Gerhard Schröder succedeva a Kohl; costui nel 2005 da Angela Merkel. Però la coppia franco-tedesca sembra aver smarrito in questi ultimi quindici anni il suo ruolo di motore dell’Europa. Perché?

Dopo Maastricht per anni entrambi i paesi sono diventati più un freno che un motore. In Francia si è prodotta una frattura fra il paese e la sua classe politica. Da tempo la classe dirigente non riesce a dire ai francesi la verità su cosa sono e cosa dovrebbero diventare; ciò ha ripercussioni anche sulla politica europea. In Germania non vi è distacco fra opinione pubblica e classe politica ma forte disaffezione nei confronti di un’Europa che non ha mantenuto la promessa di rilancio dell’integrazione politica europea in cambio della rinuncia del marco. L’involuzione dell’alleato francese unita ai problemi interni della riunificazione hanno spinto anche la Germania a ripiegare su sé stessa. Però, se la “macchina” Europa è ferma perché il suo “motore” si è fermato, il resto del mondo continua a fare passi avanti. La globalizzazione dell’economia ha permesso lo sviluppo di giganti quali Cina, India, Brasile e Russia, che prima o poi chiederanno il loro posto tra le potenze. Intanto la super-potenza americana, cioè il garante della nostra sicurezza militare, comincia a mostrare segni evidenti di stanchezza.

8) Quale dovrebbe essere l’ultimo passo che la coppia franco-tedesca non ha ancora compiuto?

L’ultimo passo da fare è l’unità politica. È stato fin dall’inizio l’obiettivo dei Padri fondatori per evitare la guerra in Europa; il loro sogno si infranse negli anni ‘60 contro la politica del generale De Gaulle di restituire alla Francia il suo ruolo di potenza ormai perso. È impossibile progredire sul fronte dell’unità politica all’interno delle strutture dell’Unione Europea perché servirebbe il consenso di Gran Bretagna, paesi scandinavi e paesi dell’Europa orientale assolutamente contrari ad ogni progetto politico europeo. Bisogna pensare ad un’iniziativa fuori dai Trattati ma aperta a tutti quelli che vi vorranno aderire: il messaggio non dovrà essere “Vi lancio un’idea e vediamo cosa ne pensate”, ma come fecero Schuman e Monnet nel 1950, “Noi andiamo avanti, chi ci sta ci sta”. La Germania non potrebbe mettersi alla testa di un simile progetto senza il sostegno di altri grandi paesi col rischio di essere accusata di ambizioni egemoniche. La Francia deve comprendere che la strada dell’integrazione è l’unica percorribile se vuole seguire la sua “vocazione universale”, abbandonando i residui di nazionalismo economico, l’antiamericanismo e la concezione intergovernativa dell’integrazione. Il processo iniziò con la decisione di concedere alla Germania sconfitta pari dignità; è poi proseguito con la decisione della Germania riunificata di rinunciare al marco, uno dei beni più preziosi. È venuto il momento di un significativo gesto della Francia: condividere la sovranità politica dell’Europa.

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