Erdogan, Obama e l’Unione europea

Parlare a suocera e far intendere a nuora

, di Matteo Minchio

Erdogan, Obama e l'Unione europea

Il viaggio di Barack Obama in Europa ha offerto alla Turchia in una preziosa occasione per rilanciare il dibattito sulla propria adesione all’Unione europea. I negoziati sono ufficialmente iniziati nel 2004, ma viste le divisioni profonde su questo tema tra i paesi membri, con Francia, Germania e i paesi nordici particolarmente scettici o contrari, e viceversa Italia, Gran Bretagna e Spagna felici, ma non troppo di un’eventuale adesione, il discorso si è ormai arenato da tempo.

Allo stesso modo è scemato l’europeismo dei turchi, sempre più diffidenti verso gli europei, e con esso l’impegno del governo turco verso le riforme auspicate dall’UE. In questi anni però il premier turco si è largamente impegnato nel contesto mediorientale, laddove la disastrosa politica di Bush aveva ridotto gli USA all’impotenza o all’impossibilità del negoziato. Ankara è stata mediatrice nei colloqui sul nucleare con gli iraniani (l’ipotesi è una minaccia reale e diretta verso la penisola), nelle relazioni tra Israeliani e Siriani sulla crisi libanese e quella di Gaza, nella stabilizzazione della frontiera settentrionale dell’Iraq in sostegno al piano di messa in sicurezza del paese organizzato dagli Stati Uniti. Nei fatti, la Turchia è diventato il principale alleato di Washington nella regione e il viaggio di Obama ad Istanbul lo testimonia. In un certo qual modo, essa svolge lo stesso ruolo che una quarantina di anni fa svolgeva la Gran Bretagna in Europa, laddove un altro Presidente amato dalle folle, Kennedy, si prodigava per il suo ingresso nella Comunità europea come quest’oggi fa Obama con la Turchia.

Erdogan è stato il leader più importante della settimana al vertice vissuta dai primi ministri europei insieme al Presidente americano. Il suo veto sul nome di Rasmussen, sebbene

...in questi anni Erdogan si è largamente impagnato nel contesto mediorentale...

sia apparso perlopiù strumentale (la vicenda delle vignette satiriche danesi sui temi dell’Islam è vecchia di tre anni), è servito alla Turchia per strappare a Washington un impegno concreto per esercitare pressioni sui più riottosi paesi membri dell’Unione affinché accettino il suo ingresso nel club. Obama ha assecondato le richieste affermando nei suoi discorsi per due giorni di fila che un’Europa con la Turchia sarebbe per gli Stati Uniti un soggetto ancor più forte e un partner ancor più credibile su scala mondiale. Le parole di Obama non hanno fatto altro che ribadire quanto già espresso dai suoi predecessori. In tal senso, in perfetta continuità con la politica estera statunitense di sempre.

Gli Europei però nicchiano. I paesi nordici richiamano il rispetto dei criteri di Copenaghen, in particolare quelli legati ai diritti umani, alla libertà di espressione e al rispetto delle minoranze. Restano infatti ancora sul tavolo l’intricata vicenda dell’occupazione di Cipro Nord, la guerra senza fine con i curdi e la mancata

... gli europei però nicchiano ...

ammissione del genocidio armeno. La Germania vuole verificare sul piano economico la fattibilità dell’impresa, ammettendo l’attuale impossibilità dell’ingresso turco per i limiti del suo mercato, ma non negando tale ipotesi in futuro. Sarkozy infine ha espresso il suo netto rifiuto adducendo questioni di identità culturale e proponendo in alternativa una collaborazione in seno all’Unione per il Mediterraneo.

Comunque sia, il tema non sarà risolto a breve perché la questione è riguardante gli equilibri geopolitici. La Francia non sarebbe più il paese più grande d’Europa e nemmeno il secondo più popoloso dopo la Germania.. Attualmente la Turchia sarebbe già la sesta potenza europea, ma con ritmi di crescita superiori a tutti gli

... presumibilmente dopo l’ultimo allargamento le frontiere cadranno ancora per Ankara ...

altri e grazie agli incentivi comunitari, potrebbe sul lungo termine battere la Francia anche sul piano economico. È comprensibile che la Francia non voglia arrendersi facilmente a tale prospettiva, ma è probabile che una volta metabolizzato il grande allargamento all’Europa orientale (che già data 5 anni) le frontiere europee potranno cadere anche per Ankara. È prevedibile sia una questione di tempo, perché viceversa l’Europa perderebbe di credibilità e anche una grande occasione per diventare un attore globale.

Articolo già comparso su Lospaziodellapolitica.com

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Tuoi commenti
  • su 31 maggio 2009 a 08:55, di marco In risposta a: Erdogan, Obama e l’Unione europea

    e’ sempre stato un mistero per me capire la politica medioorientale degli USA. Se l’appoggio (che ora sta scemando) verso Israele appare abbastanza scontato..non capisco le pressioni per far entrare la turchia nell’ UE. Premesso che io sono pienamente favorevole all’ingresso dei turchi..vedo pero’ la cosa in contrasto con gli interessi usa. Un’europa piu’ grande e’ un partner meno addomesticabile per gli Usa..a meno che sotto sotto essi non puntino ad un superallargamento che destabilizzi l’unione ..sul modello «divide et impera»..Ma se il trattato di Lisbona parte..e la crisi economica passa (con la possibilita’ di far entrare nell’euro anche altre nazioni) agli stati uniti non conviene proprio che la turchia diventi europea...anzi...l’unione del dopo lisbona potrebbe esercitare un controllo politico piu’ forte su quello che ora e’ solo uno strategico membro della nato.. A meno che gli stati uniti non vedano ancora l’europa come un guinzaglio per tenere sotto controllo la realta’ mediorientale. Non capisco...sono perplesso..Certo Obama non e’ Bush (grazie al cielo) ma gli USA sono sempre gli USA..(e in questo caso non e’ un complimento)

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