Il Segretario della Lega Roberto Maroni ha annunciato in un’intervista che «A fine agosto la Lega presenterà in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare per abbinare alle politiche del 2013 un referendum consultivo nel quale i cittadini italiani possano esprimersi sull’euro. Voglio raccogliere milioni di firme e le assicuro che questa nostra iniziativa in Europa non è affatto isolata». E alla domanda del giornalista “Dunque la Lega vuole tornare alla lira?”, ha così risposto: «Io parto da un presupposto: l’analisi che facevamo più di dieci anni fa si è rivelata giusta. L’Europa ha fallito, stiamo andando non verso gli Stati uniti d’Europa di cui parlavano prima Carlo Cattaneo e poi Altiero Spinelli, ma verso uno Stato unico che ha tutte le caratteristiche del Leviatano di Hobbes» [1].
A differenza di Maroni, il MFE sta con chi vuole contrastare il ritorno a un’epoca in cui la spesa pubblica, il debito e l’inflazione crescevano senza freni ed è convinto
– che, per vincere questa battaglia, ci voglia più (non meno) Europa,
– che in Italia e in Europa ci sia ancora una grande maggioranza di cittadini che vogliono salvare l’Euro, che credono nella necessità di realizzare gli Stati Uniti d’Europa e che non confondono l’Unione europea e le sue contraddizioni con “uno Stato unico che ha tutte le caratteristiche del Leviatano di Hobbes”.
La verità è che l’Euro è una moneta senza Stato federale, e che proprio per questo è fragile.
È venuto il momento in Italia, per le forze politiche democratiche ed europeiste che si dichiarano favorevoli all’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa, di chiamare a raccolta tutti coloro che vogliono sconfiggere il disegno populista della Lega e delle forze che cavalcano il malcontento antieuropeo perseguendo l’obiettivo dell’uscita dell’Italia dall’orbita del processo di unificazione europea. È venuto il momento di dar voce a chi vuol dire SÌ ALL’EURO – SÌ ALLA FEDERAZIONE EUROPA.
Già una volta, nel 1989, a seguito del referendum consultivo promosso dal Movimento federalista europeo, l’89 per cento degli italiani ha saputo schierarsi a favore del superamento della sovranità nazionale e dell’attribuzione di un mandato costituente al Parlamento europeo. Oggi l’obiettivo è lo stesso: avanzare verso il traguardo dell’unificazione politica per sconfiggere il ritorno del nazionalismo, avviare un nuovo ciclo di sviluppo sostenibile, far sì che gli europei possano contribuire alla soluzione dei grandi problemi dell’era della globalizzazione.
Occorre lanciare subito un segnale inequivocabile della volontà dei Paesi dell’Eurozona di dar vita ad una federazione:
a) I governi, chiamati a dare risposte concrete, hanno trovato un accordo di massima per procedere sulla strada dell’unione bancaria e dell’unione di bilancio, e per aprire quella dell’unione politica. Ma questo accordo è troppo fragile e indefinito per quanto riguarda lo sbocco istituzionale e la soluzione del problema della legittimità democratica del governo dell’Eurozona.
b) Se la politica, e innanzi tutto i partiti, non recuperano la loro capacità progettuale, questo accordo non potrà tradursi in un patto d’unione politica tra i Paesi dell’Eurozona: cioè in un patto costituzionale che sia credibile agli occhi delle opinioni pubbliche e dei mercati e che renda irreversibile, in tempi e modi certi, non solo l’unione monetaria, ma anche quella fiscale, economica e politica; che stabilisca e regoli le relazioni istituzionali tra l’area dell’unione politica e quella del mercato comune.
c) I nodi politico-istituzionali da sciogliere riguardano, da un lato, le resistenze che ancora sussistono nell’Eurozona all’ipotesi del trasferimento di sovranità dagli Stati all’Europa, e dall’altro la contraddizione istituzionale che complica tuttora la possibilità di risolvere la questione della legittimità democratica delle decisioni europee (e quindi di riconciliare definitivamente i cittadini con il quadro europeo da cui dipendono il loro futuro ed il loro benessere). Si tratta del fatto che la composizione e il metodo di lavoro del Parlamento europeo e della Commissione europea, che, nella prospettiva di un assetto federale dell’Eurozona, devono potersi trasformare nelle istituzioni che rappresentano gli interessi dei cittadini di quest’area, oggi prevedono la presenza anche dei Paesi che non intendono partecipare all’Unione monetaria, né essere associati a qualsiasi trasferimento di sovranità.
Il Movimento Federalista Europeo esorta pertanto i partiti politici, i parlamentari europei e nazionali, i rappresentanti dei movimenti della società civile a impegnarsi per il rilancio del progetto politico della Federazione europea sulla base di questi dati di fatto. E a presentare questo progetto ai cittadini in vista delle prossime scadenze elettorali nazionali ed europee. Solo così si potranno sconfiggere i nemici dell’Europa e smascherare chi si dichiara neoeuropeista.
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