Clima torrido

Analisi di tre report sulla salute del nostro pianeta

, di Roberto Palea

Tutte le versioni di questo articolo: [English] [italiano]

Clima torrido

L’opinione pubblica mondiale è stata profondamente scossa dalla pubblicazione di tre importanti rapporti sullo stato di salute del pianeta, diffusi dai “media” di tutto il mondo e che hanno formato oggetto di preoccupata attenzione da parte dei governi di molti Paesi.

Tre rapporti

  il rapporto del W.W.F. sulle conseguenze dei consumi delle risorse naturali (World Wildlife Fund Living Planet Report) nel quale si afferma che, continuando l’attuale trend dei consumi mondiali, nel 2050 sarebbe necessario disporre di un secondo pianeta, in quanto la domanda di risorse naturali sarà doppia rispetto alle capacità di estrazione e produzione del nostro pianeta;
  il rapporto della Commissione STERN, presieduta da sir Nicolas STERN, già capoeconomista della Banca Mondiale, redatto per conto del governo inglese, nel quale si sostiene che, in assenza di misure adeguate, i cambiamenti climatici in atto “possono produrre crisi economiche e sociali su una scala paragonabile a quelle prodotte dalle guerre mondiali o dalla depressione degli Anni Trenta”;
  il rapporto (in più parti) dell’I.P.C.C. (Intergovernamental Panel on Climate Change) dell’O.N.U., composto da 2.500 scienziati di 160 Paesi del Mondo, sull’evoluzione del Clima nel secolo scorso e su quella prevedibile nel secolo in corso, nonchè sulle misure consigliabili per ridurre l’impatto dell’attività umana sui cambiamenti climatici.

E’ quest’ultimo, ponderoso e articolato rapporto che ha particolarmente impressionato, non solo per l’autorevolezza della fonte ma anche per la profondità dell’analisi, il coraggio delle affermazioni e il tentativo di indicare al Mondo le vie d’uscita da una situazione che può diventare drammatica per la sopravvivenza stessa del genere umano.

Va rilevato, innanzitutto, che detto rapporto dichiara che il riscaldamento del pianeta è “inequivocabile” e che “sono altamente probabili” le responsabilità umane.

detto rapporto dichiara che il riscaldamento del pianeta è “inequivocabile” e che “sono altamente probabili” le responsabilità umane

Una probabilità stimata al 90% contro il 66% del precedente rapporto del 2001, quanto basta per dire che gli scienziati del clima non hanno più dubbi apprezzabili in proposito. Sul fronte delle statistiche e delle probabilità, l’I.P.C.C. analizza i risultati di molti possibili scenari.

Quello più fosco, basato sull’ipotesi di un alto impiego di combustibili fossili, prevede – da qui a fine secolo – un aumento della temperatura media globale fino a 6,4 gradi centigradi, e un conseguente innalzamento del livello dei mari fino a 59 centimetri. Quello meno drammatico, basato sull’ipotesi di una larga introduzione di energie pulite, descrive, nell’ipotesi più ottimistica, un aumento di 1,1 gradi (è stato di 0,76 nel corso del XX secolo) e di 18 centimetri nel livello dei mari.

Ma c’è un dettaglio non trascurabile. La maggior parte degli scenari previsti portano alla proiezione di un aumento delle temperature medie di circa 0,2 gradi per decennio. Anche se la concentrazione di tutti i gas-serra rimanessero, ipoteticamente, sui livelli del 2000, ci attenderebbe, comunque, un aumento di 0,1 gradi per decennio, soprattutto per via della lenta reazione degli oceani. Va tenuto presente che, in ogni caso, si fa riferimento ad aumenti medi della temperatura mondiale e che l’aumento della temperatura al Circolo Polare Artico (soggetto al rischio dello scioglimento delle calotte polari) è 2 volte maggiore della crescita media globale.

L’I.P.C.C. nel dettaglio

Sotto il profilo delle misure consigliabili per contenere l’incremento del clima medio globale nei limiti degli scenari meno drammatici, l’I.P.C.C. formula un invito pressante ai Paesi della Terra di contenere, il più possibile, le emissioni di gas-serra in modo da non superare determinate soglie di concentrazione di tali gas nell’atmosfera. Le misure particolari consigliate e analizzate nell’ultima parte del Rapporto, riguardano le scelte dei materiali da costruzione degli edifici, i risparmi di energia nell’edilizia, il miglioramento dell’efficienza energetica in tutti i settori, l’impiego di fonti rinnovabili nella produzione di energia, le modificazioni nei sistemi di trasporto e di alimentazione dei motori degli autoveicoli ecc. ecc..

Quelle formulate dall’I.P.C.C. sono soltanto delle raccomandazioni, come quelle già formulate nel precedente rapporto del 2001 (peraltro largamente disattese) che non rappresentano alcun vincolo per i Paesi, sovrani, della Terra. Di fatto, la presentazione del suddetto rapporto ha comportato molte critiche e accese reazioni negative da parte di quegli Stati che sembrano interessati a perpetuare l’attuale modello di sviluppo energivoro, quali gli U.S.A., la CINA e l’Arabia Saudita. Contrasta con questa situazione, tipica delle negoziazioni e del confronto intergovernativo, la capacità con la quale l’Unione Europea ha saputo passare dalle discussioni e dai programmi a deliberazioni vincolanti per tutti i 27 Paesi membri.

Le misure europee

Infatti il Consiglio europeo dell’Unione Europea, in data 8/3/2007, ha deciso:
  di ridurre del 20% rispetto al 1990 le emissioni di gas a effetto serra (in particolare CO2) rispetto al 1990, dichiarando la propria disponibilità a salire al 30% (e al 60-80% entro il 2050, rispetto al 1990), qualora il proprio impegno venisse condiviso dagli altri grandi attori internazionali. Con ciò l’UE si è impegnata, unilateralmente, ad andare ben oltre alle prescrizioni del protocollo di Kyoto;

... al Consiglio europeo si parla riduzione di CO2, aumentare la quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili, miglioreare l’efficienza energetica, impiegare biocarburanti ...


  di portare almeno al 20% entro il 2020 la quota di energia elettrica generata da fonti energetiche rinnovabili (con ciò riconoscendo ufficialmente la già attuale validità della soluzione energetica ecologica);
  di ridurre del 20% entro il 2020 il consumo totale di energia, migliorando l’efficienza energetica e l’utilizzo razionale di energia nei settori dell’edilizia, dell’industria e dei trasporti;
  di impiegare biocarburanti, nei trasporti, in misura non inferiore al 10% dei consumi di benzina e gasolio.

Raffrontando dette decisioni con le proposte avanzate, da tempo, dalla maggior parte delle organizzazioni ambientaliste, si deve constatare che il Consiglio europeo ha sostanzialmente accolto le loro richieste; ha riconosciuto la validità e l’attualità delle scelte di produzione dell’energia mediante le fonti rinnovabili, e ha anche, implicitamente e giustamente, riconosciuto che l’energia nucleare non ha (più) valenza strategica, tanto è che non ha previsto alcun ampliamento del suo utilizzo. Detta decisione ha un’importanza fondamentale anche aldilà dei suoi contenuti. Infatti essa costituisce una sicura acquisizione, un punto concreto di partenza nella realizzazione della rivoluzione energetica fondata sulle energie rinnovabili e un modello per il mondo intero.

Soluzioni da proporre ad un livello globale

Mi pare necessario, anche a livello internazionale, passare dalla fase delle discussioni, del confronto e delle negoziazioni tra Stati sovrani, a quella della collaborazione organica, mediante la creazione di istituzioni (sovrannazionali) comuni. E’ sintomatico rilevare che, all’indomani della presentazione del rapporto dell’I.P.C.C., una quarantina di Paesi, tra cui Francia e Italia, abbiano firmato un appello che, invocando una migliore governance ecologica, individua nella nascita di una vera e propria agenzia ONU lo strumento per affrontare, a livello globale, le emergenze ambientali.

E’ giunta quindi l’ora che il World Federalist Movementsappia proporre la costituzione, in seno all’ONU, di un’AGENZIA MONDIALE per l’AMBIENTE, dotata di effettivi poteri e di fondi propri e sostenere detta proposta con adeguate azioni politiche.

I fondi propri dovrebbero derivare da una tassa mondiale a carico dei Paesi sviluppati, del tipo della carbon tax oppure di un’imposta di bollo sulle transazioni finanziarie speculative tra le differenti aree monetarie.

Mi rendo conto che quest’ultima imposta non realizza alcuna correlazione tra la base imponibile e le finalità dell’Ente da finanziare. Va però considerato che essa sarebbe molto efficiente, comporterebbe un elevato gettito con tassi unitari molto bassi e trarrebbe pur sempre origine da attività internazionali; tutto sommato, mi sembra l’imposta più adatta a finanziare il livello di governo mondiale o una sua espressione, pur parziale. All’Agenzia mondiale per l’ambiente dovrebbe essere affidato il compito di modificare sostanzialmente il modello di crescita sostenibile che caratterizza, attualmente, l’economia mondiale.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato nell’edizione di Luglio 2007 di The Federalist Debate, Papers for Federalists in Europe and the World.

Immagine Climate Change - Global Warming - Global Warning di Sorby Rock Flickr.com

Parole chiave
Tuoi commenti
moderato a priori

Attenzione, il tuo messaggio sarà pubblicato solo dopo essere stato controllato ed approvato.

Chi sei?

Per mostrare qui il tuo avatar, registralo prima su gravatar.com (gratis e indolore). Non dimenticare di fornire il tuo indirizzo email.

Inserisci qui il tuo commento

Questo campo accetta scorciatoie SPIP {{gras}} {italique} -*liste [texte->url] <quote> <code> ed il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare paragrafi lasciare semplicemente delle righe vuote.

Segui i commenti: RSS 2.0 | Atom