Austerità europea senza crescita? Crescita europea senza democrazia europea? (2)

Come i cittadini europei possono rilanciare il progetto europeo e vincere l’euroscetticismo

, di Guido Montani

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Austerità europea senza crescita? Crescita europea senza democrazia europea? (2)

Nonostante la crisi dell’UE, il progetto europeo non è morto. L’attuale classe politica è incapace di elaborare una “visione” del futuro dell’Unione Europea, ma fortunatamente le istituzioni create dai padri fondatori sono più sagge. Jean Monnet ha sostenuto che “la vita delle istituzioni è più lunga di quella degli uomini e pertanto le istituzioni possono, se ben progettate, accumulare e trasmettere la saggezza alle generazioni successive.” Questo è il caso del Parlamento europeo, un’istituzione concepita già nella CECA. Dopo la sua elezione a suffragio universale, nel 1979, il Parlamento europeo è divenuto la sola istituzione legittimata a rappresentare la volontà dei cittadini europei. In effetti, in occasione di ogni revisione dei Trattati, il Parlamento europeo è stato capace di accrescere i propri poteri. Ora, con il Trattato di Lisbona, ha conquistato anche il potere costituente di avviare la procedura per la riforma dei Trattati. Alcuni avvenimenti recenti mostrano che il Parlamento europeo sopporta sempre meno l’arroganza dei governi nazionali. Vale la pena di ricordare almeno tre iniziative.

Un gruppo di 97 deputati europei, appartenenti a PPE, Verdi, S&D e ALDE, ha creato il “Gruppo Spinelli,” una rete (network) aperta ai contributi della società civile, sulla base di un “Manifesto” in cui si dichiara che “Sfortunatamente, mentre sfide formidabili di una crisi complessa richiederebbero risposte comuni, elaborate almeno al livello europeo, troppi politici pensano che la salvezza possa provenire solo dal livello nazionale. In un’epoca d’interdipendenza e in un mondo globalizzato, arroccarsi alle sovranità nazionali e all’intergovernamentalismo non è solo un attacco allo spirito europeo; è assuefazione alla politica dell’impotenza … Il nazionalismo è un’ideologia del passato. Il nostro obiettivo è un’Europa federale e post-nazionale, è l’Europa dei cittadini.” Per ora, il Gruppo Spinelli ha organizzato pubblici dibattiti in occasione dei Consigli europei, proponendo delle contro-posizioni come “Consiglio ombra” in alternativa a quelle dei governi nazionali. Naturalmente, il suo scopo è di allargare il consenso nel Parlamento europeo e nell’opinione pubblica al fine di rilanciare una riforma dell’Unione Europea.

La seconda iniziativa è la riforma del sistema elettorale del Parlamento europeo. La Commissione costituzionale del Parlamento europeo ha approvato, nell’aprile 2011, la proposta del deputato federalista Andrew Duff per riservare 25 seggi a candidati eletti in liste pan-europee presentate dai partiti europei sin dalle elezioni del 2014. Questo collegio transnazionale obbligherà i partiti europei a presentare rilevanti personalità politiche, ben conosciute in tutta l’Europa, con la possibilità per una di queste persone di diventare Presidente della Commissione europea se eletto – o eletta – e se il suo partito, o coalizione di partiti, otterrà la maggioranza dei voti. Ogni elettore avrà due voti: uno per la lista nazionale e uno per la lista transnazionale. Secondo Duff: “i deputati di tutti i gruppi politici hanno raggiunto un significativo consenso sulla necessità di riformare il Parlamento. Sulla base del progetto proposto, la prossima elezione del 2014 potrà assumere una genuina dimensione europea. L’opportunità di usare un secondo voto per deputati transnazionali dovrebbe galvanizzare gli elettori consapevoli che i partiti politici nazionali non sono più in grado di sostenere il processo d’integrazione europea in modo democratico ed efficiente.”

La terza iniziativa è stata presa da tre deputati – Jutta Haug (S&D), Alain Lamassoure (PPE) e Guy Verhofstadt (ALDE) – che hanno lanciato la proposta “Europe for Growth. For a Radical Change in Financing the EU.” Lamassoure è anche il Presidente della Commissione bilancio del Parlamento europeo: questa proposta può essere considerata come il necessario complemento al piano di austerità del Consiglio. Se l’economia europea non è in grado di crescere, di creare nuovi posti di lavoro e di competere nel mercato globale, il piano per l’austerità è destinato al fallimento. Come abbiamo appena osservato, a Maastricht si è deciso di creare un’Unione Economica e Monetaria (UME), ma in realtà si è creata solo la gamba M, e ci si è dimenticati della gamba E. Oggi abbiamo una sola moneta europea, ma 17 politiche finanziarie nazionali. Questo governo asimmetrico dell’economia non funziona, come la crisi del debito sovrano ha mostrato. Il problema è: una politica finanziaria autonoma per l’UE è possibile? In realtà, l’UE ha un proprio bilancio, ma la sua dimensione è solo l’1% del PIL e gran parte del bilancio è dedicata alla politica agricola; inoltre, è praticamente finanziato solo con contributi nazionali. Il risultato è che ciascuno stato pretende un “giusto ritorno” dai suoi pagamenti all’UE, così che, alla fine di estenuanti dibattiti tra i ministri nazionali, il bilancio europeo si riduce a un sostegno esterno dei bilanci nazionali. Il ruolo cruciale del bilancio europeo, che dovrebbe essere quello di provvedere alla fornitura di beni pubblici europei, non realizzabili al livello nazionale, viene completamente negato.

“Europe for Growth” propone due obiettivi ambiziosi. Il primo è la fine dei contributi nazionali, grazie al ritorno all’idea originaria di genuine “risorse proprie.” L’attuale bilancio dell’UE può essere interamente finanziato con l’1% della TVA, una carbon tax e, eventualmente, una tassa sulle transazioni finanziarie. Il secondo obiettivo è un piano d’investimenti pubblici finanziato interamente da Project Bond emessi dalla BEI. La ragione fondamentale per questo piano è che “nelle ultime tre decadi il tasso d’investimenti pubblici nell’eurozona è diminuito di più dell’1% del PIL. Questo trend ha contribuito significativamente a trasformare l’eurozona in un’area a basso tasso di crescita. Questa tendenza deve essere invertita. Ciò può essere ottenuto con una nuova emissione di Project Bond allo scopo di far aumentare il tasso di investimenti pubblici nella eurozona dell’1% del PIL. Poiché il PIL dell’eurozona ammonta approssimativamente a € 10.000 miliardi, questo significa che deve essere effettuata una nuova emissione annuale di Project Bond di € 100 miliardi”. Va notato che la dimensione di questo piano è pari a tre volte il Piano Delors del 1993.

Queste tre iniziative sono cruciali per mutare il significato e l’esito delle prossime elezioni europee del 2014. Dal 1979, la partecipazione elettorale è continuamente diminuita da un’elezione all’altra. La spiegazione è semplice. Poiché non vi è in gioco una vera scelta politica e non vi è un vero governo che i cittadini possano scegliere, le elezioni europee si riducono a una sommatoria di elezioni nazionali. Il Parlamento europeo non è considerato un’istituzione cruciale per il futuro dei cittadini e, in effetti, il Consiglio – vale a dire i governi nazionali – pretende di essere il solo organo a prendere le maggiori decisioni. Ma se i cittadini potranno scegliere, in una circoscrizione europea, un leader europeo che possa diventare anche il Presidente della Commissione europea, e se i maggiori partiti europei includeranno nei loro programmi un efficace piano per la crescita europea, per più investimenti pubblici e per più posti di lavoro, i cittadini potranno finalmente trovare un reale interesse a partecipare all’elezione europea. E se questo avverrà, il prossimo Parlamento europeo dovrà tenere fede alle promesse fatte in campagna elettorale. Una politica per la crescita non può avere successo senza il sostegno attivo dei cittadini, le organizzazioni della società civile, i partiti politici e i sindacati; in definitiva, una politica europea della crescita è impossibile senza democrazia europea.

* * *

La partecipazione dei cittadini al progetto europeo non si può limitare all’occasione delle elezioni europee. In una comunità democratica i cittadini discutono pubblicamente le opzioni politiche e prendono quotidianamente posizione pro o contro le posizioni assunte dai partiti e dal governo. Ma uno spazio pubblico europeo e un popolo europeo esistono? L’opinione sostenuta dagli euroscettici secondo cui uno spazio pubblico europeo e un demos europeo non esistono ha influenzato significativamente l’esito del dibattito sulla Costituzione europea. Ora, il Trattato di Lisbona offre l’opportunità di superare queste critiche. Un milione di cittadini può prendere l’iniziativa di invitare la Commissione “a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali i cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell’Unione.” Naturalmente, anche le forze euroscettiche potranno sfruttare l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE). In effetti, ogni ICE può stimolare utili dibattiti pubblici nella UE e provocare una risposta da parte dei partiti politici e delle istituzioni europee. In ogni caso, la ICE può essere sfruttata per promuovere l’unità politica dell’Europa. Ad esempio, una ICE potrebbe invitare la Commissione a predisporre tutti gli atti legislativi necessari per realizzare la proposta “Europe for Growth.” Questa iniziativa potrebbe essere sostenuta non solo dai maggiori partiti europei, ma anche dai sindacati, dalle associazioni degli industriali, dai governi locali, dalle organizzazioni della società civile e da innumerevoli cittadini.

Nel 1989 molti cittadini si radunarono nelle piazze dell’Europa orientale per rivendicare l’istituzione di regimi democratici. Oggi, i cittadini dei paesi arabi stanno protestando e lottando contro i loro dittatori. Ogni popolo deve trovare la propria via e i propri mezzi per affermare o far avanzare la democrazia. In Europa non vi è un dittatore con un preciso volto da combattere. Il nemico della democrazia europea è l’intergovernamentalismo, con la sua base ideologica: l’euroscetticismo. Se la ICE qui proposta avrà successo, gli euroscettici non potranno più sostenere che un demos europeo non esiste e si aprirà così la via per trasformare l’Unione europea in una vera democrazia sovranazionale.

Immagine: Manifestazione «No to Austerity - For Social Europe, for Fair Pay and for Jobs» organizzata dalle organizzazioni sindacali europee a Budapest il 9 aprile 2011. Fonte: Flickr

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