Alcune riflessioni critiche sugli Stati Uniti d’Europa

Convegno organizzato dal Gruppo Spinelli con Joschka Fischer, Jean-Marc Ferry e Daniel Cohn-Bendit

, di Manuela La Gamma

Alcune riflessioni critiche sugli Stati Uniti d'Europa

“The United States of Europe: some critical reflections”: questo il titolo della conferenza organizzata dal Gruppo Spinelli, che ha avuto come protagonisti Joschka Fischer, ex ministro degli esteri tedesco, e Jean-Marc Ferry, filosofo francese, e come mediatore Daniel Cohn-Bendit, co-presidente del Gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo.

Affermare che l’Europa stia attraversando un brutto momento sarebbe un eufemismo”, ha affermato Cohn-Bendit; ma se i presenti non hanno potuto negare la dura realtà delle cose, ben diverso è il loro modo di approcciarsi ad una possibile soluzione.

Se Jean-Marc Ferry riconosce il potere concettuale dell’espressione “Stati Uniti d’Europa”, coniata da Victor Hugo nel suo discorso di apertura del Congresso Internazionale per la Pace (Parigi, 1849), non ne vede una possibile attuazione pratica nel panorama politico contemporaneo. Il passaggio da una “Federazione di Stati Europei” agli “Stati Uniti d’Europa” è, a suo parere, problematico e pericoloso dal punto di vista politico.

Per Ferry, gli Stati rappresentano la sintesi tra comunità politica, comunità legale e comunità morale, oltre ad essere “comunità di cittadini”. Grazie alla sintesi offerta dallo Stato stesso, la comunità politica esprime, a livello delle sue norme condivise, i valori comuni ai suoi cittadini.

Proprio per questo gli Stati Uniti d’Europa non potrebbero esistere, perché verrebbero concepiti in quanto entità sovranazionale e non sarebbero quindi uno Stato federale nazionale (come Tocqueville aveva invece giustamente scritto parlando degli Stati Uniti d’America). Tuttavia, le motivazioni di Ferry sono di natura ancora più interna: se lo Stato nazionale è inteso come sintesi della comunità legale e della comunità morale, allora lo Stato europeo, in quanto entità sopranazionale, dovrebbe presentarsi come “sintesi delle sintesi”… in parole povere, questo “Stato di Stati” non disporrebbe della legittimazione e di motivazioni sufficienti a suscitare l’adesione dei cittadini d’Europa.

Ben di altro avviso è Fischer: l’Europa ha reso possibile una pace mai conosciuta prima e continua ad agire come forza di integrazione nell’ambito della regione dei Balcani. Se il fatto che l’Europa stessa stia attraversando un momento di confusione e di crisi profonda è innegabile, e se è vero che gran parte dei cittadini si sono allontanati dall’idea di un’Europa unita, è vero anche che la maggioranza democratica difficilmente avrebbe il coraggio di rinnegare o abbandonare totalmente l’UE.

Bisogna affrontare la fine dell’egemonia europea, il trasferimento di potere economico dall’Occidente all’Oriente e l’emergere di nuove potenze politiche. Per Fischer, il nocciolo della questione rimane sempre e comunque la sovranità, e cioè la capacità di stabilire direttive politiche. La cosa interessante per l’ex ministro degli Esteri tedesco è che gli Europei sembrano preoccuparsi solo del trasferimento di sovranità verso Bruxelles, non oltreoceano!! Il buon vecchio Uncle Sam non esiste più: è stato rimpiazzato da uno zio asiatico, recentemente acquisito. Gli Europei continuano ad arroccarsi alla loro golden age di egemonia, ormai passata, e sembrano lenti e riluttanti nel percepire i cambiamenti geo-politico-economici.

La domanda sorge spontanea: basterà l’Europa di oggi a superare la crisi economica e a far fronte alle nuove sfide? Come si può spiegare ai Tedeschi la necessità di una solidarietà economica verso quei Paesi che stanno colando a picco se i vari Stati membri rimangono altezzosamente arroccati all’idea di Stato-nazione? La crisi attuale ci offre una grande opportunità che tuttavia non riusciremo a cogliere finché non ci sarà integrazione tra politica economica e politica finanziaria. Francia e Germania sono i due Paesi che devono spianare la strada per colmare tale gap. Il “sogno” del ritorno del marco e del franco è solo un incubo, se si pensa ai costi immensi che esso comporterebbe..per questo la Merkel ha dichiarato che l’euro deve essere difeso ad ogni costo. I passi da intraprendere devono condurre ad un’unione economica, ad una governance economica…. Solo tramite un’integrazione economica rafforzata si riuscirà a contrastare la crisi.

Ci sono ovviamente grossi rischi politici da assumersi; tuttavia, Fischer ritiene che non sia necessaria un’ulteriore modifica del Trattato onde poter attuare questa integrazione economica rafforzata. La strada giusta da percorrere è quella della cooperazione rafforzata. La lezione più importante da apprendere, secondo l’ex ministro degli Esteri, è che l’UE, fin dagli anni ’50, è stato un progetto concepito dall’alto, ma tale approccio deve ormai considerarsi finito, superato. Tutti i passi che devono essere ora intrapresi dal basso devono condurre all’unione politica e alla federazione. Siamo d’accordo sul fatto che sia difficile trovare un’etichetta, una definizione per questo strano ibrido: Unione Europea sui generis? Unione Europea democratica? Sta di fatto che “questo matrimonio s’ha da fare”! Il segreto di questo connubio si baserà su un esercizio permanente di equilibrio e su un confronto costante tra i vari Stati.

Secondo Fischer, non c’è motivo di essere pessimisti, ma bisogna dedicarsi anima e corpo per i prossimi dieci anni a cambiare l’Europa. Confutando il punto di vista di Ferry, egli sostiene che gli Stati Uniti d’Europa sono l’unica risposta e insieme l’unica soluzione disponibile; altrimenti la nostra tanto decantata e disputata sovranità finirà altrove.

Non ci resta che sperare con Hugo che “Verrà un giorno in cui voi – Francia, Russia, Italia, Inghilterra, Germania – tutte le nazioni del continente senza perdere le vostre qualità distinte e la vostra gloriosa individualità, vi fonderete in modo stretto in un’unità superiore, formerete in modo assoluto la fraternità europea… verrà un giorno in cui le pallottole e le bombe saranno sostituite dai voti, dal suffragio universale dei popoli, dal venerabile arbitrato di un grande senato sovrano che sarà per l’Europa ciò che il Parlamento è per l’Inghilterra, ciò che è la Dieta per la Germania, ciò che l’Assemblea legislativa è per la Francia!

Alcuni di questi obiettivi sono stati raggiunti, altri solo in parte. Ai posteri l’ardua sentenza …

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