9 maggio 2020 - la nuova sfida per l’Europa

, di Cesare Ceccato

9 maggio 2020 - la nuova sfida per l'Europa
Locandina dell’evento ospitato sulla pagina Facebook del Movimento Federalista Europeo (MFE)

In occasione del 9 maggio, anniversario della Dichiarazione di Schuman e festa dell’Europa, Movimento Europeo Italia, Movimento Federalista Europeo, Gioventù Federalista Europea e Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa, hanno discusso in una live su Facebook del presente e del futuro del nostro continente, minacciato dal COVID-19 e dall’avanzata dei partiti sovranisti e nazionalisti.

Anche se da remoto, il 9 maggio va festeggiato, specialmente nel momento in cui la famosa Dichiarazione di Schuman ha raggiunto un anniversario importante come il settantesimo, questo devono avere pensato ME, MFE, GFE e AICCRE nell’organizzare la live andata in onda su Facebook ieri pomeriggio celebrante la festa dell’Europa. Tanti i partecipanti e tanti i messaggi di stimolo all’Unione Europea, è un periodo duro, ma non è il momento di mollare, anzi, è quello ideale per ripartire. A fare gli “onori di casa” è stato il Presidente del Movimento Europeo Italia, Virgilio Dastoli, che ha sottolineato come oggi, non fosse stato per la pandemia, sarebbe iniziata a Dubrovnik la Conferenza sul futuro dell’Europa, “la casa comune europea ha bisogno di una ristrutturazione, il cantiere va aperto ai cittadini europei e il progetto va affidato al Parlamento europeo”. La parola è stata poi passata al Presidente dell’Unione dei federalisti europei, Sandro Gozi, “dobbiamo aprire il cantiere Europa, siamo tutti addetti ai lavori. Se proseguono le difficoltà e le titubanze tra i Governi, il Parlamento Europeo deve usare le prerogative ad esso assegnate dai Trattati e avviare una revisione degli stessi. La Conferenza europea deve partire il prima possibile”. Gozi ha poi voluto elogiare Schuman usando le parole del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, “Europei, voi siete l’ispirazione per il mondo di quello che è impossibile”. Di fatti, nel 1950, cinque anni dopo la Seconda guerra mondiale, la shoah, Auschwitz, sembrava impossibile poter parlare di Federazione europea, ma evidenziando i punti fondamentali per la ripartenza dell’economia del continente, il carbone e l’acciaio, l’allora ministro degli esteri francese pose le basi per la CECA, primo trattato internazionale che portò, con il passare degli anni, a costituire l’Unione Europea. “Oggi non possiamo non impegnarci per la ripresa economica, come non possiamo non impegnarci per lo stato di diritto e per le libertà fondamentali. In più, non possiamo accettare che l’indipendenza delle istituzioni europee venga meno, motivo per cui la recente sentenza della Corte costituzionale tedesca è gravissima”. L’intervento successivo è stato quello di Stefano Bonaccini, Presidente dell’AICCRE e della Regione Emilia-Romagna, “nel 1950 nacque la storia dell’europeismo, era arrivato il tempo della collaborazione, della cooperazione. Conseguenza, per i cittadini europei fu una novità assoluta: la pace”. Per Bonaccini non è un caso, è un fatto, “anche i Paesi dei Balcani, in guerra negli anni ’90, una volta entrati nell’Unione Europea, hanno visto spegnersi quella scintilla”. Ma non è tutto rose e viole. Negli ultimi anni, per la prima volta, per la nuova generazione si prospetta un futuro peggiore rispetto alle precedenti, i sovranisti sguazzano in questa situazione, “per migliorare, serve un’Europa diversa, serve una Conferenza europea che riparta dai cittadini, serve un’Europa unita non solo nella moneta, ma nelle varie politiche, sociali, fiscali, economiche, della difesa comune, eccetera. Allo stesso tempo, chi può andare avanti senza Europa?”.

È venuto poi il turno dell’europarlamentare Brando Benifei, il cui intervento viene estremamente apprezzato nella chat. “Dobbiamo costruire veramente la Federazione Europea, il meccanismo decisionale dell’Unione ha troppi difetti, la Conferenza va fatta partire il prima possibile e la pandemia è l’ulteriore esempio del perché ciò sia necessario”. Il mondo è cambiato, è importante darsi gli strumenti per rispondere alle esigenze odierne dei cittadini. “Dopo settant’anni dalla Dichiarazione di Schuman, dobbiamo fare un passo avanti, un passo avanti verso la Federazione, pensare l’impensabile per dare un futuro ai popoli europei”. Successivamente a Benifei, ha parlato Giuseppe Gallo, Presidente della Fondazione Tarantelli e leader del sindacato CISL, che si è concentrato sulle misure economiche con cui gestire l’emergenza che stiamo vivendo in questi giorni, “senza l’Europa non si esce dalla crisi pandemica. È significativo che si ragioni di debito europeo per gestire la ripartenza”. Proprio perché esiste un bisogno europeo, Gallo spera in una costituente dell’Unione Europea al fine di avere finalmente una politica fiscale europea e di avere piani di investimenti straordinari sul Green Deal e sulla rivoluzione digitale che consentano di riconsegnare ai popoli europei crescita e di governare i debiti.

Alla festa ha partecipato anche, via video, il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, il quale ha naturalmente elogiato la scelta coraggiosa e lungimirante di Schuman di settant’anni fa. “Nel rivolgersi a un giornalista, Schuman definì la sua scelta un salto nell’ignoto, da quel salto dell’ignoto nacque l’Unione Europea. La politica guidata dall’interesse comune e dal coraggio può cambiare la realtà. Dobbiamo trovare lo stesso coraggio e la stessa ambizione di Schuman, il nostro compito è cambiare in meglio la vita di tutti. Viva l’Europa”. Sono invece intervenuti con due lettere il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per cui la dichiarazione congiunta di MFE, GFE e Movimento Europeo Italia mette in luce la straordinaria complessità della sfida che l’Europa sta affrontando e ne definisce i punti essenziali, e il Commissario europeo Paolo Gentiloni, che accetta con entusiasmo la dichiarazione e invita tutti quanti a cogliere fino in fondo la lezione di Schuman.

La prima tranche di ospiti si è chiusa con i saluti del sindaco di Ventotene, Gerardo Santomauro. Il Presidente del Movimento Europeo Italia, Dastoli, prima di passare il testimone di moderatore, ha voluto affermare come sia speranza comune tornare presto ad animare l’isola che ha dato luce al Manifesto di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni.

Coordinatrice per la seconda parte della live è stata la segretaria del Movimento Federalista Europeo, Luisa Trumellini, “l’Europa è compito di tutti, il compito specifico è quello di avanguardia del Parlamento europeo a cui tutti guardiamo in quanto istituzione che può innescare la scintilla.” Trumellini concorda con Bonaccini, l’Europa così non basta, deve migliorare, e l’attuale crisi può essere un’occasione storica per realizzare questo miglioramento. L’Italia deve essere protagonista, facendosi forza del suo patrimonio storico-politico “è il Paese del Manifesto di Ventotene, di Altiero Spinelli, di Alcide De Gasperi, di Luigi Einaudi”. Dalla chat si ricordano altre due figure importanti da legare al discorso di Trumellini, Francesco Rossolillo e Mario Albertini. Condividenti la visione del ruolo dell’Italia e del ruolo della politica in una battaglia per l’Europa federale sono i relatori cui la segretaria ha poi dato la parola, i senatori Nannicini e Tabacci e la deputata Serracchiani. L’onorevole Tommaso Nannicini ha rimarcato la necessità di ritrovare un progetto per l’Europa, “bisogna mettere il cuore nelle scelte che ci stanno di fronte in questi giorni, ritrovare un’Europa politica e sociale. Non è solo un sogno, è una necessità storica”. Un passo cruciale da fare, per Nannicini, è dotarci di un’unione fiscale, serve una istituzione comunitaria con la testa davvero europea che abbia la possibilità di emettere debito europeo e prendere decisioni di spesa e di investimento a livello europeo. “Vi sono plurime ragioni per realizzare questo fine, motivi istituzionali, tecnici, economici, politico-ideali, geopolitici, giuridico-formali. La decisione della Corte costituzionale tedesca è un campanello d’allarme, ci dice che la politica monetaria, se lasciata da sola, finisce con il politicizzarsi. Facciamo l’unione fiscale, agiamo da europei”. Anche il senatore Bruno Tabacci si è unito alla critica verso la tanto discussa decisione, “se ogni Corte decide per sé, viene compromessa l’unità europea. È giusto che l’Unione ricordi che le decisioni europee sono vincolanti anche per le Corti degli Stati membri. Ma le decisioni devono esserci. Si deve fare un passo avanti nella politica fiscale europea”. La deputata Debora Serracchiani ha preferito concentrarsi sul senso di comunità che deve essere ritrovato. Essendo nata in Friuli Venezia-Giulia, ella ha sentito molto la ricostruzione del muro tra Gorizia e Nuova Gorizia. “Un senso di comunità è stato ritrovato in questo periodo, la malattia ha portato a una forte solidarietà, questa crisi non deve essere sprecata, soprattutto dall’Unione Europea, potendo avere un valore fondante”. La deputata ha voluto terminare il suo intervento citando uno dei passaggi più importanti del Manifesto di Ventotene, “la via da percorrere non è né facile, né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà”.

C’è quindi stato l’intervento di Matteo Gori, Presidente della Gioventù Federalista Europea, “oggi non possiamo limitarci alla celebrazione, ci troviamo davanti a numerose sfide, c’è da impegnarsi fin da subito e bisogna farlo con coraggio”. La parola “coraggio” ci deve guidare, esattamente come ha guidato Robert Schuman settant’anni fa. “L’Europa, mai come oggi, si è trovata a essere comunità di destino”. Monica Frassoni, dei Verdi Europei, ha voluto unirsi al coro che vuole miglioramenti in Europa, “nessuna battaglia potrà essere risolta senza un’Europa forte, serve mobilitarsi, collaborare, non solo negli alti ranghi della politica, ma anche tra le associazioni e la società civile”. In un italiano perfetto si è poi espresso l’europarlamentare spagnolo Domènec Ruiz Devesa, “la crisi odierna si sta sviluppando in modo molto diverso dalla crisi dell’euro, stavolta la parola d’ordine non è austerità. Nei primi momenti, le istituzioni si sono mosse in modo molto veloce, è stata una svolta importante, ma è vietato pensare che il lavoro sia finito qua”. Anche per Devesa è importante sfruttare questa emergenza per compiere un passo avanti nella storia europea, “le sfide sono plurime, il cambiamento climatico, la digitalizzazione, la crisi economica, il mondo è diverso da quello del 2007, quello del Trattato di Lisbona, è giunta l’ora di far partire una riforma, soprattutto se si pensa che sono passati due decenni dall’inizio dell’ultima, identificabile con il Trattato di Nizza del 2000”. L’europarlamentare aggiunge auspicando che la riforma sia pienamente federale e ricorda un importante passo della Dichiarazione di Schuman: “l’Europa non si farà in una volta”. La CECA è stata la prima fase, oggi ce ne deve essere una ulteriore. Altra europarlamentare che ha aderito a questa festa è stata Daniela Rondinelli, la quale ha svolto alcune riflessioni riprendendo gli interventi precedenti, “la Dichiarazione di Schuman è stata un qualcosa di rivoluzionario, gli Stati europei non sono stati costretti a una collaborazione, si sono legati spontaneamente a un progetto visionario. Come allora c’è stato bisogno di unità nel periodo post-bellico, oggi si rivede lo stesso bisogno per fronteggiare i problemi derivanti dalla pandemia. Ma cosa sta arrivando ai cittadini europei? Un dibattito sugli strumenti finanziari per risolvere la crisi. Non ci si può limitare alle misure economiche, serve una risposta politica di lunga visione comune”. Secondo l’europarlamentare, servono azioni comuni, a tal fine è obbligatorio superare il sistema intergovernativo, è importante assegnare una funzione legislativa piena al Parlamento europeo.

In conclusione, è intervenuto Antonio Misiani, viceministro dell’economia, onorato di celebrare il settantesimo anniversario della Dichiarazione di Schuman. “L’Europa, in queste settimane, si è trovata davanti a un bivio, si è trovata a scegliere se essere una mera comunione di interessi o una comunità di destino. Per tutti quelli che si riconoscono nel progetto europeista, la seconda strada è quella da prendere. L’Italia è stato il Paese europeo colpito per primo dall’epidemia COVID-19, ma il virus non si è fermato né al Brennero né a Ventimiglia, ad oggi, i contagiati nell’Unione sono più di un milione. È necessaria una risposta comune coordinata dell’Unione che sappia contrastare le pulsioni sovraniste”. Anche per Misiani, questa Europa non basta. “La risposta delle istituzioni europee di fronte a questa emergenza è stata di una forza senza precedenti”, gli Stati membri se ne devono accorgere, questa è la strada da proseguire anche sugli altri problemi che tormentano l’Europa, come, ad esempio, la crisi ambientale.

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