70 anni dopo, c’è ancora bisogno dei giovani federalisti: tra battaglie storiche e nuove sfide

, di Matteo Gori

70 anni dopo, c'è ancora bisogno dei giovani federalisti: tra battaglie storiche e nuove sfide

Il seguente articolo è un estratto del discorso tenuto al Congresso Nazionale della Gioventù Federalista Europea di Roma, dello scorso 13 novembre 2021

L’ultimo biennio ha fatto registrare una serie di cambiamenti epocali, per le organizzazioni politiche, per i movimenti federalisti, per il mondo che gli gira intorno, per l’Europa e negli scenari politici internazionali.

La pandemia ci ha costretti a ripensare il nostro modo di fare politica a tutti i livelli, a trovare soluzioni alternative per continuare a discutere e coinvolgere politici e cittadini nelle nostre rivendicazioni quotidiane, avendo dovuto rinunciare a spostarci da una regione all’altra o impossibilitati anche semplicemente a ritrovarci la sera. Scoperte e rinunce che da un lato ci hanno fatti sentire più vicini - anche se solo attraverso lo schermo di un computer - nel cercare di uscire dall’ennesima crisi, dall’altro hanno messo a dura prova la continuità e l’efficacia delle nostre azioni e delle nostre relazioni. Perché la GFE, fin dalla sua nascita settanta anni fa, è soprattutto questo: una comunità politica che vive di relazioni.

Stiamo assistendo a una situazione dinamica, in cui il mondo, non solo l’Europa, sta acquisendo una crescente consapevolezza delle sfide esistenziali che attendono tutte le generazioni, quelle che come la nostra pretendono i cambiamenti e quelle che sono adesso nella posizione di compierli. Garantire ai cittadini del mondo una vita libera, pacifica e sana su questo pianeta è l’obiettivo, che dovrebbe essere comune.

Con questo bene in mente, abbiamo assistito alla capacità dell’Unione europea di mettere in campo iniziative politiche ed economiche senza precedenti e con un enorme potenziale riformista. Il Next Generation EU rappresenta una svolta fondamentale per una vera ripresa economica e sociale a livello europeo e la Conferenza sul Futuro dell’Europa apre invece un cantiere dove è finalmente possibile tornare a mettere in discussione l’Europa intergovernativa e affrontare le debolezze strutturali che la bloccano a ogni sorgere di una crisi. A livello internazionale, poi, si sono aggiunti dei (timidi) passi in avanti per favorire iniziative multilaterali, soprattutto con il cambio Trump-Biden, che possano in qualche modo affrontare il problema del cambiamento climatico e della pacificazione dei focolai di guerra.

Ma visto che, come sempre, ai federalisti spetta il compito di analizzare criticamente il presente e pretendere che si compiano quei passi necessari per l’Unione Politica dell’Europa e del mondo, dobbiamo dire che siamo ancora, nonostante tutto, alla metà del guado. Il rischio che anche questa finestra storica si chiuda con un nulla di fatto è molto alto, considerando quanto i Governi nazionali europei abbiano la capacità di restare aggrappati ai brandelli di sovranità nazionale ancora esistente.

Su ogni questione politica oggi determinante per il destino degli europei, assistiamo a delle persistenti contraddizioni, per chi, come noi, crede nell’Europa come comunità di destino.

Lo abbiamo visto quando il Next Generation EU è rimasto bloccato nelle tenaglie del Consiglio per il vincolo dell’erogazione dei fondi al rispetto dello Stato di diritto. Lo stallo è stato superato, ma non basta. I valori fondanti dell’Unione e dell’unità europea non accettano compromessi. Per andare avanti serve una soluzione strutturale. Un obiettivo che sembra ancora lontano, considerato che la Polonia è arrivata a mettere in dubbio la legittimità giuridica dell’Unione Europea e della Corte di Giustizia.

Lo vediamo quando il Next Generation EU, finalmente approvato, rappresenta un approccio quasi federale per combattere la recessione ma è pensato in una logica a scadenza e non per restare; allo stesso modo le nuove risorse proprie saltano fuori dai perimetri dei Trattati ma non sono pensate in un quadro di unione fiscale allo stesso livello dell’unione monetaria, come in un’area monetaria che si rispetti.

Lo vediamo quando la Commissione continua a cercare scappatoie per gestire le migrazioni senza una politica migratoria e una politica estera europea, e la disumana realtà che si trova ai confini dell’UE, fatta di rifugiati usati come proiettili e Paesi membri che non sanno rispondere con altro oltre a muri e fili spinati.

Lo vediamo quando l’UE rivendica autonomia strategica in campo di difesa e politica estera, con leggi e piccoli avanzamenti che, per quanto importanti, non affrontano il nucleo centrale della sua incapacità diplomatica nei confronti, ad esempio, della Turchia o della Bielorussia e della sua continua subalternità alle mosse di USA e Cina, nel favorire la pace in Medio Oriente, nella lotta al terrorismo e nella promozione dello sviluppo in Africa.

Lo vediamo con l’UE che promuove la prima Legge Europea sul Clima ma che a livello internazionale non riesce ad andare oltre la persuasione.

Lo vediamo infine quando l’UE rivendica di aver dato prova di resilienza, senza considerare che nel lungo periodo non c’è Europa resiliente se non si esce dallo status quo istituzionale che imbriglia le capacità di risposta ad una crisi.

Su tutti questi temi e sullo scioglimento di queste contraddizioni si gioca il futuro dell’Unione europea che oggi appare sempre più in una crisi d’identità.

La Gioventù Federalista Europea rappresenta la parte giovanile di quel Movimento che ha capito prima di tutti che l’unione dell’Europa, pilastro essenziale per l’unione pacifica e democratica del genere umano, non può che passare dal federalismo come soluzione di queste contraddizioni, come modello di gestione della globalizzazione e come necessaria chiave di interpretazione della realtà e del modello di società che vogliamo: in pace, libera, democratica, fondata sul rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto.

Due anni fa, l’ultimo Congresso nazionale invitava a guardare “oltre le crisi” e superare la crisi di civiltà. Non potevamo sapere che due anni dopo una crisi ancora più sconvolgente avrebbe travolto la società europea e il mondo intero. Ciò dimostra come siamo di fronte a una scelta esistenziale per noi europei, sulla scia di quella rivendicata nel [[Manifesto di Ventotene 80 anni fa: continuare a navigare a vista in maniera emergenziale o agire prima che sia troppo tardi, prima che l’UE venga minata alle fondamenta, che le condizioni di vita sulla Terra diventino insostenibili o che le transizioni in atto vengano gestite da potenze non-statuali o non democratiche.

Allora come giovani siamo chiamati a sentire e vivere questa responsabilità e questo privilegio che abbiamo - quello di essere federalisti. Non chiuderci, o darci ragione guardandoci allo specchio, ma portando la nostra visione del mondo laddove una visione non c’è: dove si guarda solo agli Stati nazionali come confine della democrazia, laddove non si vuole riconoscere l’interdipendenza degli uomini e dei loro destini, laddove solidarietà significa solo beneficienza, dove non si crede nella politica o nelle istituzioni.

E non andiamo a portare una soluzione preconfezionata, una scatola vuota, in maniera messianica. Bensì, andiamo a portare quella sana critica dello status quo che permette al mondo di progredire e di avvicinarsi, quel pensiero politico attivo che permette di scalfire anche le più granitiche certezze di chi dice che siamo utopici o sognatori - in una parola quel granello di sabbia che ambisce a fare la rivoluzione.

Ce lo dicevano alcuni sognatori rivoluzionari 80 anni fa. Poco prima della frase finale, che tutti conoscono, c’è una vera perla che deve guidare il nostro modo di fare politica oggi:

“Oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via vecchi fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge, così diverso da tutto quello che si era immaginato, scartare gli inetti fra i vecchi e suscitare nuove energie fra i giovani.

Oggi si cercano e si incontrano, cominciando a tessere la trama del futuro, coloro che hanno scorto i motivi dell’attuale crisi della civiltà europea, e che perciò raccolgono l’eredità di tutti i movimenti di elevazione dell’umanità, naufragati per incomprensione del fine da raggiungere o dei mezzi come raggiungerlo.”

E oggi, i giovani federalisti sono pronti a portare avanti tutto questo.

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